GOVERNO-SINDACATI, I TEMI SUL TAVOLO
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, nel prossimo incontro tra Governo e sindacati previsto lunedì 4 novembre, in tema di riforma pensioni si potrebbe discutere anche di “possibili estensioni della platea di lavoratori ammessi all’Ape sociale o agli anticipi pensionistici per attività usuranti”. Inoltre, “non è da escludere che si apra un confronto anche sulla previdenza complementare, visto che resta in campo la proposta del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, di avviare un fondo previdenziale pubblico per garantire una pensione adeguata ai giovani con carriere lavorative discontinue”. Il quotidiano di Confindustria ricorda che nella Legge di bilancio è prevista anche “l’istituzione di due commissioni tecniche sui lavori gravosi e la separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale. I due organismi saranno presieduti dal ministro del Lavoro e composti da rappresentanti di Istat, Inail, Inps , Funzione pubblica del Consiglio superiore degli attuari, nonché da esperti in materie economiche, statistiche e attuariali designati dalle organizzazioni sindacali e datoriali”.
LA RIVALUTAZIONE CHE FA DISCUTERE
Nella manovra, in tema di riforma pensioni, è stato deciso di ripristinare la piena indicizzazione per gli assegni fino a 2.000 euro al mese circa. Cosa che però non comporterà grandi aumenti. Anzi, lo Spi-Cgil parla di “elemosina”. Enrico Marro, per il Corriere della Sera, ha chiesto in un’intervista ad Antonio Misiani: “Che senso ha riformare il meccanismo di indicizzazione per dare appena 3 euro in più nel 2020?”. Il viceministro dell’Economia ha risposto: “Capisco l’obiezione, ma si tratta di un primo passo verso una revisione del sistema di rivalutazione che scatterà nel 2022 e che abbiamo condiviso con i sindacati”. Intanto, secondo quanto riporta affaritaliani.it, sul profilo Facebook del Movimento 5 Stelle sono arrivati a un post dei commenti duri contro i pentastellati che citano anche l’aumento a dir poco esiguo delle pensioni che ci sarà con la Legge di bilancio. Un incremento degli assegni che sembra quindi non soddisfare nessuno, anche perché con gli anni sono stati parecchi gli euro persi dai pensionati per via del blocco parziale delle indicizzazioni.
LA RICHIESTA DEL CODS PER I SINDACATI
In un post sulla sua pagina Facebook, Roberto Ghiselli parla di riforma pensioni scrivendo: “Salvini dice di non volere ‘il ritorno alla Fornero’. Gli sfugge che questa legge è tuttora in vigore, non è stata cambiata dal suo Governo e Quota 100 cesserà nel 2021, mentre 15 milioni di lavoratori, ad iniziare dai giovani, dalle donne, da chi fa lavori più pesanti, dai precoci e dagli esodati, aspettano ancora una riforma. Quella che il sindacato sta chiedendo anche a questo Governo”. E lunedì esecutivo e sindacati torneranno a incontrarsi e Orietta Armiliato, a nome del Comitato Opzione donna social, chiede al Segretario confederale della Cgil e ai suoi omologhi di Cisl e Uil, Ignazio Ganga e Domenico Proietti, “di sostenere la nostra mozione affinché la proroga dell’Opzione Donna non sia assoggettata al barbaro sistema del di ‘anno in anno’, ma che, dato l’esiguo costo annuale certificato da Inps in ragione di 400milioni di euro all’anno, sia estesa all’anno 2023 e poi per gli ovvi e logici motivi tecnici derivanti dalla vigenza a partire dal 1996 del sistema contributivo per tutti, chiusa in maniera tombale”.
LA RICHIESTA DEL MONDO DELLA SCUOLA
Si è parlato molto, anche negli anni scorsi di un intervento di riforma pensioni che guardi al mondo della scuola, soprattutto perché solo per gli insegnanti nelle scuole dell’infanzia si sono previste “agevolazioni” particolari per l’accesso alla quiescenza. Il sito tecnicadellascuola.it ricorda quindi che Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista esperto in malattie professionali degli insegnanti, ha scritto una lettera appello al ministro dell’Istruzione per dire “No alle maestre-nonne”. Dal suo punto di vista, “restare in cattedra oltre i 60 anni, alle condizioni odierne, appare davvero poco compatibile con l’attuale condizione di salute dei docenti, con gli insegnanti più anziani d’Europa e con un corpo docente femminile all’83%. Prorogare un simile sistema di maestre-nonne equivale a calpestare l’art.28 del negletto DL 81/08 che esige la tutela della salute del lavoratore considerando anche le due fondamentali variabili quali il genere e l’età”. Vedremo se arriverà una qualche risposta da Lorenzo Fioramonti.
RIFORMA PENSIONI, ESODATI ANCORA IN ATTESA
Con un comunicato stampa, il Comitato 6.000 esodati esclusi chiede un immediato intervento per risolvere la situazione delle circa 6.000 persone ancora prive di salvaguardia. “A un anno e mezzo dall’inizio di questa Legislatura, nonostante le numerose promesse e rassicurazioni ricevute, ma non mantenute, da tutti i partiti delle maggioranze governative, gli ultimi 6.000 Esodati ancora non hanno visto loro riconosciuta la giustizia sociale dovuta dalle Istituzioni alle primissime vittime della Legge Fornero”, si legge nel comunicato, nel quale si fa anche presente che “a 2 mesi dall’insediamento del nuovo Governo Conte e del nuovo Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, al quale il Comitato 6.000 Esodati Esclusi – unico rappresentante degli ultimi 6.000 Esodati vittime di questa discriminazione – ha ripetutamente presentato la propria istanza e chiesto udienza affinché desse seguito alla richiesta di giustizia che ben conosce dai suoi precedenti incarichi, non siamo stati né consultati né ricevuti né abbiamo avuto alcuna risposta in merito alla presa in carico della nostra giusta rivendicazione”.
LA RICHIESTA DEL COMITATO 6.000 ESODATI ESCLUSI
C’è anche da tenere presente che “agli Esodati non sono applicabili Quota 100, Ape Social, Opzione Donna né altre eventuali misure per carenza di requisiti essendo la loro contribuzione rimasta bloccata ante la Legge Fornero”. Dunque occorre riaprire “nei dovuti termini l’ultima Salvaguardia, come prevede l’art. 3 della Costituzione che tutela l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.