Mentre il Governo continua a litigare tra Renzi, Pd e M5s sui nodi fondamentali della Manovra 2020, dalla bozza inviata in Senato appare una nuova tassa che di fatto rende ufficiale l’accorpamento di Imu e Tasi, le “storiche” imposte su casa e servizi. Se per l’Imu il pagamento, come è noto, è destinato solo per le seconde (o terze, eccetera) case, per la Tasi – tassa comunale che serve a finanziare servizi di pulizia strade, illuminazione pubblica e altri simili – sono i Comuni a decidere ovviamente l’importo fino ad oggi “standard”. Nell’ultima bozza approvata nel weekend dal Governo Conte-2 si legge che la nuova tassa «non determina l’aumento della pressione fiscale, anzi ridotta al 75%»: secondo l’impianto di Pd, M5s, Italia Viva e LeU, l’aliquota per la ‘nuova’ Imu sarà dell’8,6 per mille rendendola ormai a tutti gli effetti una ‘Local Tax’. In parole povere, la ‘super-Imu’ che fonde l’attuale Imu (che già anni fa aveva sostituito l’Ici, ndr) con la Tasi, sarà ad invariata di gettito, ovvero l’erario non incasserà un solo euro in più. Buone notizie dunque per il cittadino? Non esattamente, o quantomeno, non è detto: il rischio infatti, con il passaggio dal 7,6 per mille all’,8,6 per mille è che saranno i Comuni a poter decidere in autonomia la variazione della ‘Local Tax‘.
COSA CAMBIA PER IMU E TASI
Nella Manovra è chiarito espressamente che i sindaci avranno la possibilità di alzare la nuova tassa Imu-Tasi fino al 10 per mille, e addirittura nel 2020 potrà salire fino all’11,4 per mille: per farlo basterà in Consiglio Comunale adottare la delibera che porterà l’aliquota ordinaria fino al massimo possibile, incorporando lo 0,8% che oggi già viene pagato con la Tasi. Inevitabile dunque il rischio “stangata” per alcuni cittadini che potrebbero essere colpiti dalla nuova ‘super-Imu’, seppur lo Stato non incasserà direttamente quelle imposte. A Roma, Milano, Firenze e Bologna già i cittadini pagano oggi il massimo dell’aliquota Imu e dunque con questa novità in Manovra grandi ’aumenti’ non dovrebbero essercene, diverso invece la situazione per Comuni grandi ma non metropoli. ad esempio, stando alle simulazioni effettuate per Qn dall’Istituto nazionale degli esperti contabili, «a Como per una casa con un valore casuale di 84mila euro nel 2019 Imu e Tasi messe insieme sono costate 932 euro. Con la super-Imu l’imposta potrebbe lievitare fino a 957 euro». In altri Comuni si potrà arrivare, come caso peggiore, ad un aumento di 235 euro a fine anno: certo, la Legge di Bilancio al momento scrive anche che i Comuni avranno il potere di annullare-azzerare la super-Imu, perfino sugli immobili di pregio (anche ville e castelli) dove l’imposta viene applicata anche se si tratta di prima casa. Secondo però il n.1 di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa (intervistato dal Quotidiano Nazionale) l’ipotesi della riduzione è una sorta di utopia: «Non è mai successo, nella storia della fiscalità, che quando è stata data ai Comuni la possibilità di aumentare le tasse sulla casa, abbiano resistito a questa tentazione. Succederà anche questa volta. E sarà una nuova patrimoniale».