Tricase, neanche ventimila abitanti, provincia di Lecce. Chissà come vivono laggiù i ragazzi, in queste terre dimenticate lontanissime dal bel mondo luccicante delle grandi metropoli, che offrono tutto, compreso lo sballo a poco prezzo. C’è una differenza enorme, e lo si vede nei video di Ale, vero nome Alessandro Mele, giovanissimo. Che bello invece di vedere i soliti finti gangsta delle periferie milanesi o romane da cui scappano inneggiando al sesso come bene di consumo usa e getta, la droga, i tatuaggi, le macchine di lusso, il mito del più forte, di chi nella vita si fa largo a spallate. E con il bullismo. Quello di cui Ale canta nel suo ultimo bel video, “Cuore rotto”, girato con il contributo del Liceo Statale G. Comi e ambientato proprio in quella scuola. Che bello vedere la faccia pulita, manco un tatuaggio, ancora un po’ infantile, il maglione largo invece dei Rolex e delle catene d’oro e della solita felpa di ordinanza, rappare in chiave trap, senza sceneggiate. Ma muovendosi per quei corridoi e quelle aule, mentre Riccardo Nesca, un giovane attore, recita brillantemente la figura del ragazzo vittima del bullismo, del rifiuto, della diversità, della violenza.
COME RIPARARE UN CUORE ROTTO
Alla fine il ragazzo, mentre fugge dalla classe dopo l’ennesima violenza va a sbattere proprio contro il cantante, che lo aiuta a rialzarsi. E poco a poco escono anche gli altri studenti, che lo circondano, lo fanno sentire accolto. Solo così un “cuore rotto” può essere riparato. Ale ama toccare il tema della solitudine, della difficoltà del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, il più difficile dell’esistenza, dove una vita è facilissimo possa spezzarsi tanto è fragile. Lo aveva fatto anche in un precedente brano, Oltre il confine, dove il protagonista, lui stesso, si trova davanti a dei cartelli che gli ripetono “fallito, ridicolo, ritirati”. E’ quello che la vita oggi ci mette sempre davanti: se non corrispondi alle (false) regole che i talent e i reality televisivi ti sbattono addosso, sei un fallito. Ale rivendica la possibilità di vivere una vita degna anche senza queste menzogne. E’ una sfida, la sua, che andrebbe fatta conoscere in tutte le scuole.