Alberto Angela, figlio del popolare conduttore, giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela, proprio dal padre ha raccolto l’eredità televisiva condividendo con lui passioni e professione. Di recente, padre e figlio li avevamo visti ancora una volta insieme in occasione dello speciale di Ulisse “Quella notte sulla Luna”. Una puntata che Alberto desiderava particolarmente, come confidato in una successiva intervista a La Vita in Diretta. “C’era l’anniversario sì, ma c’era la possibilità di collegarsi tra due generazioni e fare un programma insieme a mio padre, cosa che non facevamo più da più di vent’anni”, aveva detto. Una grande emozione anche per il pubblico da casa che si era trovato a poter vedere insieme, sul piccolo schermo, due divulgatori molto preparati sull’argomento oltre che particolarmente affiatati proprio per via del legame che li tiene uniti. Alberto Angela, ripesando al suo passato, si è definito un bambino curioso e vivace, assetato di conoscenza e di tutto ciò che c’è da scoprire del mondo. Caratteristiche che lo hanno accompagnato anche una volta diventato adulto.
ALBERTO ANGELA, IL RAPPORTO CON I SUOI FIGLI
Padre di tre figli – Edoardo, Riccardo e Alessandro – Alberto Angela nella medesima intervista al programma di Raiuno aveva spiegato di aver messo a punto anche con loro la strategia che papà Piero aveva adottato nei suoi confronti da piccolo. “Come tutti i ragazzi sono molto curiosi. Però io uso la strategia che è stata usata con me: ognuno trovi la sua strada, poi si vedrà. Ogni papà deve, secondo me, non dire al figlio cosa deve fare ma consigliarlo su cosa sarebbe meglio non fare”. Ma cosa lo differenzia dal padre Piero Angela? Se il più anziano porta con sé una educazione, razionalità e cordialità tipica anglosassone, Alberto è comunicativo ed empatico al tempo stesso, riuscendo a diventare dinamico e moderno, come confermato anche dagli ottimi risultati in termini di ascolto. Padre e figlio, in realtà, nonostante le differenze di età hanno linguaggi molto simili e due pensieri comuni al motto “ludendo docere”, ovvero “insegnare divertendo”, tali da rendere familiare anche la spiegazione più complessa.