Il nervosismo di Matteo Renzi che scalpita sulle prime pagine dei giornali per mostrare ogni giorno quanto sia ago della bilancia del governo sta smuovendo qualcosa nella maggioranza. Finora si pensava che facesse soltanto alzare il tasso di irritazione di Nicola Zingaretti, stretto tra le due politiche “di lotta e di governo” messe in atto da Italia Viva e dal M5s, e costretto a stare zitto per non mettere altra legna sul fuoco delle polemiche. L’arrabbiatura però c’è e se n’è fatto interprete il ministro Dario Franceschini, capodelegazione del Pd nel governo, il quale l’altro giorno ha mandato un avvertimento di questo tenore: “Fermiamoci prima che sia troppo tardi”. Un appello che può essere inteso in due modi: rivolto a chi tiene alta la tensione, cioè Renzi e Di Maio, ma anche al proprio partito. Come dire: approvata la legge di bilancio forse è meglio chiudere l’esperienza giallorossa.
Ma sta prendendo corpo una seconda manovra, più sottotraccia e di più ampio respiro. Sarebbe una vera ridefinizione dell’assetto nella maggioranza, alla quale si potrebbe aggiungere una “quinta gamba” oltre a M5s, Pd, Iv e Leu. A quanto si dice nei palazzi romani, si andrebbe coagulando un gruppo di “responsabili” a sostegno di Giuseppe Conte. Una ventina tra deputati e senatori, numeri sufficienti per formare gruppi autonomi nelle due Camere e soprattutto pronti a schierarsi con il governo per allentare le tensioni e rafforzare il premier.
L’obiettivo è rendere meno determinante il peso della componente renziana. Non sostituirsi a Italia Viva escludendola dalla maggioranza, ma allargare la coalizione e fare in modo da alleggerire il peso di Renzi. Un pentapartito che riporterebbe l’Italia indietro di 30 anni, quando la Dc teneva assieme le forze moderate. Il paragone è meno fantasioso di quanto appaia, perché il tentativo in atto è proprio quello di dare vita a una formazione moderata, cioè una nuova Margherita o addirittura una nuova Dc, capace di esprimere un suo presidente del Consiglio. Cioè Conte.
A quanto trapela, l’operazione non ha l’aspetto del “mercato delle vacche”, anche se la nuova formazione andrebbe a trattare le prossime nomine con pari (o quasi) dignità rispetto agli altri componenti. È un riassestamento più profondo. La leader, o la portavoce, di questi nuovi “responsabili” sarebbe Mara Carfagna, da tempo in sofferenza in Forza Italia, partito ormai schiacciato su Matteo Salvini con cui pare che Silvio Berlusconi stia trattando nulla più di un pacchetto di poltrone sicure per i fedelissimi in caso di elezioni anticipate. La Carfagna, che ha già rifiutato la corte di Renzi, si porterebbe dietro alcuni parlamentari azzurri destinati a essere scaricati oltre ai fedelissimi di Giovanni Toti, che già quest’estate ha lasciato il Cavaliere. Altri deputati e senatori arriverebbero dal Gruppo misto e dalle Autonomie.
Uno dei grandi tessitori di questa trama è Gianfranco Rotondi, vecchio democristiano, e qui il parallelo con la Balena Bianca calza a pennello. Ma dietro le quinte si muoverebbero anche ambienti vaticani, dove nelle ultime settimane si registra un gran daffare dopo le aperture alla politica di due economisti molto vicini al Cupolone, cioè il professor Stefano Zamagni, presidente dell’Accademia vaticana delle scienze sociali, e il professor Leonardo Becchetti, assiduo editorialista di Avvenire. La benedizione da Oltretevere sarebbe strategica per i “nuovi responsabili” e rinsalderebbe i vecchi legami di Conte con gli ambienti di Villa Nazareth. La galassia che gravita attorno al centro di alta formazione frequentato a suo tempo dal premier potrebbe essere il tramite di passaggio dal vecchio interventismo ruiniano a nuove forme di presenza politica di un certo mondo cattolico.
Tre gli obiettivi: disinnescare Renzi, consolidare la prospettiva di condurre a fine legislatura il Conte 2 tenendo lontani i leoni sovranisti ed eleggere un capo dello Stato di provata fede europeista. Se invece le tensioni nell’attuale maggioranza dovessero portare a una rottura in tempi ravvicinati, ecco il nuovo contenitore pronto a dare una casa ai moderati che oggi si sentono senza patria.