Papa Francesco prima dell’Angelus questa mattina ha celebrato in Vaticano la Giornata Mondiale per i Poveri, ribandendo i punti cardine del suo Pontificato legati a doppio filo all’attenzione per gli ultimi e i meno “accettati” della società. «Ho visto alcune statistiche sulla povertà pochi minuti fa, l’indifferenza della società nei loro confronti fa davvero soffrire», spiega il Papa davanti alla piazza sotto il maltempo; «Il Signore ci chiama a collaborare alla costruzione della storia diventando con Lui operatori di pace e testimoni di speranza nella salvezza e nella Risurrezione futura», ha sottolineato poi il Santo Padre nell’Angelus da piazza San Pietro. Dal Vangelo sulla distruzione del Tempio fino al povero come emblema dell’umile esaltato da Cristo, l’Angelus di Bergoglio torna sul concetto chiave dell’amore di Dio per l’umanità, nonostante il dramma di oggi: «Pensiamo a tante guerre di oggi, a tante calamità di oggi. La seconda immagine – racchiusa nella rassicurazione di Gesù – ci dice l’atteggiamento che deve assumere il cristiano nel vivere questa storia, caratterizzata da violenza e avversità. E qual è l’atteggiamento del cristiano? È l’atteggiamento della speranza in Dio, che consente di non lasciarsi abbattere dai tragici eventi. Anzi, essi sono “occasione di dare testimonianza”».
ANGELUS PAPA FRANCESCO: VERSO IL GIAPPONE E LA THAILANDIA
Il cristiano è chiamato a rispondere con bene, amore e perdono davanti alle offese e allei ingiustizie: ma come è umanamente possibile tutto ciò? «I discepoli di Cristo non possono restare schiavi di paure e angosce; sono chiamati invece ad abitare la storia, ad arginare la forza distruttrice del male, con la certezza che ad accompagnare la sua azione di bene c’è sempre la provvida e rassicurante tenerezza del Signore. Questo è il segno eloquente che il Regno di Dio viene a noi, cioè che si sta avvicinando la realizzazione del mondo come Dio lo vuole. È Lui, il Signore, che conduce la nostra esistenza e conosce il fine ultimo delle cose e degli eventi». È proprio la presenza di Dio a cambiare tutto, la storia e l’uomo; «Ci sono di esempio i martiri cristiani – i nostri martiri, anche dei nostri tempi, che sono di più di quelli degli inizi – i quali, nonostante le persecuzioni, sono uomini e donne di pace. Essi ci consegnano una eredità da custodire e imitare: il Vangelo dell’amore e della misericordia», ribadisce Papa Francesco all’Angelus di questa domenica 17 novembre 2019, «Questo è il tesoro più prezioso che ci è stato donato e la testimonianza più efficace che possiamo dare ai nostri contemporanei, rispondendo all’odio con l’amore, all’offesa con il perdono». Accenno finale dopo la benedizione e l’Angelus al viaggio che lo stesso Pontefice sta per intraprendere nel Sol Levante: «Martedì incomincerò il viaggio in Tailandia e Giappone: vi chiedo una preghiera per questo viaggio apostolico. E auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me».