Secondo alcune fonti giudiziarie raccolte da Ansa e Messaggero, ArcelorMittal sarebbe perquisita anche per cercare eventuali prove su una possibile “crisi pilotata” sull’Ex Ilva: la presunta crisi è stata espressa nero su bianco dal ricorso dei commissari Ilva nel ricorso presso il Tribunale di Milano e sarebbe proprio da questa “accusa” che sono partite le perquisizioni odierne nelle sedi di Lombardia e Puglia di ArcelorMittal. «Da quanto si è saputo, le audizioni in Procura si concentrano sul capitolo del magazzino delle materie prime del gruppo», rilanciano le fonti giudiziarie sul Messaggero mentre la stessa azienda indiana ha annunciato come il prossimo venerdì 22 novembre è stato convocato un nuovo tavolo tra Mittal e sindacati dove potrebbero sorgere nuove indicazioni a seguito della decisone di non spegnere gli altiforni (dopo l’invito della Procura di Milano, ndr). Nel frattempo, da punto di vista politico, in attesa del confronto interno al Governo sulla gestione della crisi ex Ilva, ha parlato il segretario del Pd Nicola Zingaretti durante la registrazione al Maurizio Costanzo Show (che andrà in onda domani sera su Canale 5, ndr): «Non bisogna permettere in alcun modo che Arcelor se ne vada, in queste ore ci sono segnali positivi, si riapre un dialogo, secondo me insistendo così si può risolvere. L’Italia non deve dividersi anche sull’Ilva».
PERQUISIZIONI A MITTAL IN SEDI MILANO E TARANTO
Sono in corso perquisizioni da parte della guardia di finanza, negli uffici di Taranto di ArcelorMittal, come riferisce l’edizione online dell’agenzia Ansa. Si tratta di un intervento disposto dalla procura di Taranto nell’ambito dell’indagine avviata a seguito dell’esposto presentato dai commissari dell’ex Ilva. Perquisizioni in corso anche a Milano da parte del nucleo di Polizia economico finanziaria della GdF, negli uffici meneghini dello stesso gruppo indiano in via Brenta. Gli inquirenti, nell’ambito dell’inchiesta milanese, stanno sentendo alcuni testimoni nell’indagine, e sono previste acquisizioni di documenti da part degli investigatori. Al momento l’ipotesi di reato è a carico di ignoti, e i reati contestati sono quelli di aggiotaggio informativo e distrazione di beni del fallimento. Inoltre, c’è anche l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi. Per quanto riguarda l’indagine di Taranto, sono stati acquisiti documenti riguardanti l’acquisto delle materie prime e la vendita dei prodotti finiti, viste le ingenti perdite segnalate dalla stessa multinazionale. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EX ILVA, ARCELORMITTAL COMUNICA DI AVER SOSPESO LA CHIUSURA DEGLI IMPIANTI
Buone notizie per quanto riguarda l’ex Ilva. Nella serata di ieri è arrivata la comunicazione da parte di ArcelorMittal in merito alle non intenzioni del gruppo indiano di spegnere gli impianti. Era stato messo in preventivo lo spegnimento degli altiforni fra dicembre e gennaio, ma la multinazionale ha deciso di fare un passo indietro, sottostando alle richieste del governo, o forse spaventata dalle indagini in corso da parte del tribunale di Milano e di Taranto. A confermarlo, le parole di Giuseppe Romano, il segretario generale Fiom Cgil Puglia e Taranto, dopo le comunicazioni ricevute da parte dello stesso ArcelorMittal: “L’azienda ha appena convocato i coordinatori di fabbrica e ha comunicato che sospende la procedura di spegnimento impianti e riapre gli uffici commerciali, per la vendita del prodotto, in attesa della sentenza del Tribunale di Milano. L’Afo2 al momento resta attivo”. Dichiarazioni poi ribadite dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri a La 7: “Non chiuderà, da Arcelor Mittal è arrivato un primo segnale positivo anche se legato alla vicenda processuale”. A questo punto non è da escludere una ripresa del negoziato. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EX ILVA, INCONTRO AL QUIRINALE FRA SINDACATI E MATTARELLA
Attese novità a stretto giro sull’ex Ilva: in serata l’incontro al Quirinale tra il presidente Mattarella ed i sindacati. Notizia di giornata il monito dei giudici di Milano ad ArcelorMittal di non fermare gli impianti, il Governo finisce nel mirino di Giulio Sapelli. Intervistato da Libero, il professore afferma di non ritenere all’altezza l’esecutivo giallorosso, «perché non ha le competenze, e perché nel suo stesso interno ha una forte componente anti-industriale, a sua volta divisa in un’ala esoterica dei 5 Stelle, che vede qualunque elemento d’industria come una connotazione del male, e in un’altra non necessariamente ambientalista ma legata a certa concezione ideologica del capitalismo…». E Sapelli evidenzia: «Il vero problema, qui sono gli altiforni: bisogna impedire che vengano spenti, e questo si può fare soltanto, a questo punto, con un’opportuna moral suasion. Anche perché oltre ai danni enormi provocati dallo spegnimento, per riaccenderli sarebbe forse peggio». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
EX ILVA, GIUDICE: “ARCELORMITTAL NON SPENGA ALTOFORNI”
Il caos nell’ex Ilva è tutt’altro che in via di risoluzione: dai tribunali alla politica, dall’azienda fino alle fabbriche, lo strappo tra ArcelorMittal e l’azienda siderurgica più grande del Centro-Sud italiano è sempre più irreparabile. Questa mattina si è tenuta l’ennesimo presidio di fabbrica con i sindacati che assieme ai lavoratori dell’ex Ilva provano a dirimere le richieste da esporre stasera al Quirinale dopo l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non solo, sempre questa mattina i lavoratori delle imprese dell’indotto hanno sfilato in un presidio contro i mancati pagamenti di Mittal alle stesse aziende e a favore della continuità produttiva e dell’occupazionale della fabbrica; con loro nel picchetto anche il Governatore pugliese Michele Emiliano che attacca «E’ importante che l’azienda paghi le fatture che sono scoperte perché sono decine e decine di milioni di euro che servono a pagare gli stipendi di questi lavoratori. E servono soprattutto a consentire alla fabbrica di continuare la sua attività». Dal fronte di fabbrica a quello giudiziario, con il Tribunale di Milano che fa sapere direttamente all’azienda – dopo l’apertura del fascicolo per la presentazione del ricorso urgente fatto dai commissario straordinari della acciaieria di Taranto – «ArcelorMittal non spegna gli altiforni di Taranto, la produzione degli impianti deve rimanere accesa».
CRISI EX ILVA: IL PIANO B DEL GOVERNO
In un quadro «di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti», spiega ill giudice nell’invito (che non è un provvedimento vincolante, ndr) a «non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il tempo necessario allo sviluppo del presente procedimento». A parlare è il giudice di Milano Claudio Marangoni chiamato a dirimere una decisione sul ricorso contro Mittal: il succo della richiesta riguarda di fatto la non riduzione della produzione fino a quando non arriverà la decisione del Tribunale. Da ultimo il nodo forse più complesso, quello politico con il Governo tutt’altro che compatto sul piano da prendere sul caso ex Ilva: «Se ArcelorMittal non rivede la decisione di lasciare Taranto, per l’ex Ilva scatterà l’amministrazione straordinaria, con un prestito ponte da parte dello Stato in modo da riportare l’azienda sul mercato entro un paio d’anni», ha spiegato stamattina il Ministro del Sud Francesco Boccia, illustrando il “piano B” del Governo. Il ministro Pd da un lato accusa Mittal di ricattare lo Stato, dall’altro spiega come il Governo debba stare unito nel proporre il “piano B” per evitare la chiusura dell’ex Ilva «Segnalo a Mittal che mi pare fin troppo evidente che molte cose non tornano, a partire dall’alimentazione dall’altoforno, fino alle perdite. Mi chiedo come abbia fatto Mittal a perdere più dei commissari, che sono persone competenti ma non sono dei manager», spiega ancora Boccia in un’intervista a Radio Capital.