Antonino Monteleone ha cercato di indagare su una questione piuttosto singolare: l’Assessore alla mobilità di Palermo vive in un condominio che si trova su una strada pubblica sbarrata da un cancello chiuso a chiave. Si tratta di Giusto Catania, e l’inviato delle Iene non tarda a chiedergli delle spiegazioni: “C’è un condominio che ha all’interno un cancello abusivo, e giusto giusto è il suo!“. Insomma si tratta di una vera e propria privatizzazione abusiva, con tanto di sedie e piante. Ma l’Assessore cerca di difendersi e sicuro afferma: “C’è una concessione edilizia per l’utilizzo di questo cancello!“. Eppure secondo le fonti di Antonino i documenti direbbero tutto il contrario. “Le devo dare una brutta notizia, non c’è un’autorizzazione, ma ben due“, insiste Catania, presentando una serie di documenti bollati con la firma dell’architetto Giovanni Franzicca. Certo, è vero che in due prospetti architettonici è disegnato il cancello, ma forse l’assessore avrà dimenticato che serve l’ordinanza del Sindaco per fare una cosa del genere? Per vederci chiaro Monteleone così si rivolge proprio al sindaco di Palermo in persona, Leoluca Orlando: “L’ufficio della Città Storica non ha autorizzato la privatizzazione del cortile“, conferma il sindaco. Insomma il cancello in ferro battuto è un vero e proprio abuso che sbarra l’accesso. Il sindaco promette di verificare subito come stanno le cose…Ma c’è da dire che la vicenda era stata denunciata già da ParlermoToday tempi addietro, ed è comunque finita nel dimenticatoio.
Giusto Catania: qualcuno ha “chiuso un occhio”?
Monteleone incontra l’architetto Giovanni Franzicca che curò l’architettura dello stabile dove attualmente abita Catania. “Ma cosa serve questo cancello?” gli chiede, senza avere alcuna risposta. Per sapere come stanno le cose, l’inviato delle Iene interpella l’architetto Roberto Termini, Dirigente ufficio Città Storica del comune di Palermo. Termini conferma che “quel cancello non è mai stato autorizzato e va rimosso e che mesi fa l’assessore era stato anche avvertito“. Viene a galla perfino che la procura non è riuscita a trovare il vero artefice del cancello, che quindi è rimasto impunito, ma che in ogni caso lo sbarramento dev’essere eliminato. Monteleone, cercando di tagliare i tempi della burocrazia palermitana, ritorna dal sindaco. “Sindaco, ma c’è già una richiesta per la rimozione del cancello!” puntualizza l’inviato a Orlando, che subito si giustifica “probabilmente c’è stata qualche segnalazione in ritardo…il segretario generale verificherà se qualche politico o assessore ha fatto degli errori…Se qualcuno ha chiuso un occhio, pagherà“. “Assessore, non è che qualcuno ha chiuso un occhio in vista della sua posizione? ” ironizza Monteleone una volta tornato dall’ignaro Catania che ribatte: “Assolutamente no, sono anzi contento che lei ha chiarito questa vicenda”. L’inchiesta termina con una domanda, che effettivamente sorge spontanea ad Antonino Monteleone: “ma come fa un assessore alla mobilità a non sapere che il cancello sotto casa sua non ci potrebbe stare?”