Marco Bocci a Domenica In è tornato a parlare della malattia che lo ha colpito qualche tempo fa, un banalissimo herpes che gli aveva fatto temere il peggio. «Invece di prendere le labbra, a me era entrato al cervello. Mi aveva preso la parte della memoria e della parola». L’attore ha colto l’occasione per ringraziare ancora una volta sua moglie: «Brava Laura (Chiatti, ndr) che mi ha rianimato in casa. Grazie ai medici la cui prontezza ha fatto sì che non avessi danni». Questa vicenda lo ha spinto a rivalutare il modo in cui conduceva la sua vita. «Viviamo tutti la nostra vita pensando di essere invincibili. La reazione che ha scatenato in me questa vicenda è stata quella di godermi ogni momento della vita, senza troppe elucubrazioni mentali». Marco Bocci in precedenza aveva raccontato questo terribile episodio, spiegando che l’herpes lo aveva portato in coma per tre giorni. (agg. di Silvana Palazzo)
MARCO BOCCI SULL’HERPES: “GLI EFFETTI SUL CERVELLO…”
A Domenica in Marco Bocci ripercorre il doloroso periodo in cui una brutta infezione da herpes ha fatto temere il peggio. L’attore parla di quelli che sarebbero potuti essere gli effetti del malore, che per fortuna è stato riconosciuto immediatamente da chi l’ha soccorso. Quando si è sentito male, infatti, Marco Bocci si trovava a casa ed è stato portato immediatamente in ospedale, dove il personale medico gli ha salvato la vita. “Gli effetti dell’herpes sulle labbra sono una cosa, sul cervello sono un’altra”, dive infatti Marco Bocci nel salotto di Domenica in. Oggi, però, quel periodo è soltanto un lontano ricordo e nella sua vita c’è posto soltanto per la sua amata famiglia. In studio si parla inoltre del suo promo film da regista “A Tor Bella Monaca non piove mai”, sul quale rivela: “Avevo il bisogno di raccontare una periferia, che io ho vissuto, in maniera alternativa. Siamo abituati a vedere la periferia soltanto per la cronaca e basta, cronaca nera molto spesso, io – conclude l’attore – volevo raccontare una storia d’amore in periferia, l’amore tra due fratelli e il tentativo di non cadere in tentazione”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
MARCO BOCCI: “LA SCRITTURA MI HA EVITATO QUALCHE SCIOCCHEZZA”
Non è stato facile per Marco Bocci togliersi di dosso l’etichetta di ‘bello” che alcuni personaggi gli hanno lasciato addosso. In ogni caso, l’attore svela a Domenica in di non essere infastidito dal fatto di essere considerato “piacente”, tuttavia “è chiaro che, a volte, far vedere qualcos’altro è un po’ più complicato – conferma Bocci nel corso dell’intervista – io che sono un problematico di natura e che si fa tante pip*e mentali, come dice mia moglie”. Marco Bocci, che oggi si definisce “cerebrale”, tanto da perdersi molto spesso nelle sue “elucubrazioni”, svela di aver trovato nella scrittura un modo per esprimere se stesso: “ho scritto sempre, anche quando ero bambino, ma era come una valvola di sfogo. Quando avevo bisogno di buttare qualcosa e stavo per esplodere e non riuscivo a trovare la maniera giusta per esplodere, mi sono reso conto fin da bambino che la scrittura era la via giusta”. La scrittura, spiega Marco Bocci, l’ha inoltre salvato da un periodo della sua vita in cui rischiava di perdersi: “Mi ha evitato pure qualche sciocchezza in un periodo particolare in cui mi ero fissato con una persona perché mi faceva pensare di essere vittima di un’ingiustizia, cominciati a fare degli appostamenti sotto casa. Poi ho capito. Lui non ‘ha mai saputo. Avevo chiara qual era la mia natura, mi fermavo prima. Laura (Chiatti, ndr) non mi farebbe scrivere, mi direbbe ‘saltagli addosso'”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
MARCO BOCCI SUL SET DEL SUO PRIMO FILM DA REGISTA
Marco Bocci si racconta a Domenica In, alla luce dell’esperienza che lo ha visto debuttare alla regia. Il film, dal titolo A Tor Bella Monaca non piove mai è tratto dal suo omonimo romanzo, con il quale l’attore ha ripercorso, di recente, la sua infanzia nella periferia della capitale. “Io lì ci ho vissuto a lungo, è la zona che mi ha accolto quando arrivai dall’Umbria”, spiega Bocci in un’intervista concessa al Messaggero, “e ho preteso di girare tutto il film in zona. E’ pieno di gente perbene e qualche volta nella zona del centro commerciale ci vado con i miei figli. E poi – aggiunge l’amato volto di Domenico Calcaterra di Squadra Antimafia – sul set durante le pause facevano a gara ad invitarci a casa a mangiare”. Nel romanzo, e così nel film che lo vede alla regia, Bocci narra in particolare la storia di Mauro Borri, un ragazzo perbene, nato e cresciuto nella periferia di Tor Bella Monaca che, deluso dalla vita e dalla sua fidanzata, decide di cambiare vita e passare dalla parte dei criminali.
MARCO BOCCI: “RACCONTO UNA PERIFERIA…”
Nel romanzo e nell’omonimo film “A Tor Bella Monaca non piove mai”, Marco Bocci ha cercato di descrivere il quartiere che lo accolto da ragazzino “in modo diverso, alternativo dove non c’è solo cronaca nera”. Il suo intento, spiega infatti l’attore e regista all’Agenzia Ansa, è quello di “raccontare una periferia vera dentro la quale si incrociano tante vite, tanti personaggi, ognuno col suo percorso, ognuno diverso dall’altro ma – spiega Bocci – ognuno indispensabile per il prossimo”. La storia, però, non è soltanto frutto della sua fantasia, e per caratterizzare al meglio ogni protagonista e ogni ambientazione, ha cercato di attingere da quelle che oggi definisce come le sue esperienze più intime. Sono nati così “tanti personaggi, tanti perdenti, tanti sconfitti – spiega Marco Bocci – che però sanno vivere senza abbandonare la speranza, allegri e positivi, come le immagini che li raccontano, una rinascita, un’apertura, una luce forte e presente a marcare che c’è sempre una sana via di fuga”.
MARCO BOCCI: NEL LIBRO LE VICENDE PERSONALI
Non solo personaggi realmente esistiti nel suo primo romanzo: Marco Bocci ha inserito nella trama racconti ed episodi realmente accaduti alla sua famiglia. Si parla, in particolare, della vicenda del padre del protagonista, un ex artigiano con una piccola pensione, che ha investito tutto in un locale dato in affitto a in un inquilino moroso e strafottente. “Molte cose del film come del libro le ho tratte dalla mia vita”, conferma l’attore e regista. “È il caso, ad esempio, del negozio affittato da mio padre, ex artigiano, a un uomo che non pagava mai. Io allora dicevo a me stesso: ora vado là e gli stacco la testa – ricorda Marco Bocci all’Agenzia Ansa – ma poi non lo facevo, non avevo il carattere per fare queste cose”. Bocci ha inoltre spiegato il significato del termine “Piove” nel titolo del suo romanzo. Piove è la parola incodice utilizzata dalle vedette per annunciare l’arrivo della “Madama, la polizia. E, invece – conclude il regista – nel film non arriva mai…”.