Era il 31 luglio 2012, quando il Tgr comunicava la condanna a carico di Claudio Bertazzoli, l’assassino di Camilla Auciello, sua convivente, uccisa un anno e mezzo prima a colpi di martello e forbice. 16 anni di reclusione, con rito abbreviato: questa la sentenza definitiva a carico del carabiniere, che non soddisfò per niente i familiari della vittima. Toni, il compagno della mamma di Camilla, così ha commentato nel corso dello speciale Amore Criminale trasmesso alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne: “Vivo con lei la tragedia, e non è facile per una mamma accettare la morte prematura di una figlia, in quel modo”. Immenso il dolore anche per il fratello Gaetano che lo ha definito “come un vaso di Pandora” dentro di sè. “Mia figlia è stata fatta a pezzi, le è stato infilato un calzino in bocca perchè non doveva urlare. Mia figlia è morta non solo per i colpi ma soffocata dal suo sangue”, ha ricordato in lacrime mamma Angela. “Mia figlia è rimasta agonizzante, non c’è stato qualcuno che abbia chiamato il 118”, ha proseguito. Dopo la dolorosa sentenza di condanna, in cui il giudice riconobbe il dolo d’impeto, per la famiglia della vittima fu un doppio dolore. L’avvocato della famiglia Auciello ha parlato di vero e proprio accanimento. Oggi la bambina di Camilla è affidata alla sorella di Claudio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA MADRE “TEMPO È CRUDELE”
Era il 2 aprile del 2011 quando in una villetta di Baricella, piccolo centro di 6mila anime in provincia di Bologna, fu rinvenuto il cadavere massacrato di una donna. Si tratta della giovane donna, Camilla Auciello, all’epoca dei fatti appena 35enne. Ad ucciderla, si saprà solo più tardi, fu il suo ultimo compagno, l’appuntato Claudio Bertazzoli con svariati colpi (oltre quaranta) di martello e forbice. Un delitto efferato, per il quale però il carabiniere fu condannato solo a 16 anni di reclusione. La sentenza fece molto clamore e mise in disaccordo proprio i familiari della vittima, beffati da una condanna troppo lieve, ma anche del legale che li ha assistiti. Sono trascorsi diversi anni dall’efferato omicidio, ed a parlare alla trasmissione Amore Criminale, che ieri ha dedicato uno speciale alla memoria della giovane madre uccisa: “Qualcuno che mi insegni a capire, perchè io non ce la faccio”, ha commentato in lacrime la donna. “La gente dice che col tempo di rassegni, ma non è vero. Il tempo invece, è ancora più crudele”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL CASO NELLA PUNTATA DI AMORE CRIMINALE
Il femminicidio di Camilla Auciello è uno dei più efferati degli ultimi anni e già affrontato nel corso della trasmissione Amore Criminale. In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, questa domenica in prima serata andrà in onda su Rai3 uno speciale del programma condotto da Veronica Pivetti, nel quale sarà ripercorso il caso della giovane Camilla. Un modo per ricordare la donna 35enne originaria della puglia ed uccisa in modo barbaro dall’ex compagno Claudio Bertazzoli, appuntato dei Carabinieri più anziano di lei di dieci anni. La vittima fu raggiunta da 46 colpi di martello e forbici, sferrati con violenza dall’uomo che avrebbe dovuto difenderla ed amarla. Per quell’efferato delitto però, la pena a carico dell’uomo fu esigua, pari appena a 16 anni di reclusione. La storia di Camilla parte dalla Puglia, precisamente da Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, dove la giovane vive fino all’età di 20 anni. Fu l’amore a convincerla a lasciare la sua terra per trasferirsi a Bologna, decisione che la spinse a lasciare la sua famiglia e, innamoratissima, a sposare quel giovane. I figli attesi però non arrivarono e quel matrimonio naufrago con una separazione consensuale.
FEMMINICIDIO CAMILLA AUCIELLO: LE TAPPE
La separazione fu per Camilla Auciello oggetto di grande dolore ma nonostante questo decise di restare a Bologna e di voltare ben presto pagina, a partire dal lavoro. Nel ruolo di operatrice mensa, si ritrova così a lavorare in varie strutture tra cui la mensa dei Carabinieri della città di Bologna, dove fece la conoscenza di Claudio Bertazzoli, appuntato con una mansione di ufficio. Una conoscenza che con il passare dei giorni si fece sempre più assidua pur tenendosi lontana dal matrimonio. Quella figlia tanto desiderata da Camilla ma non arrivata con il precedente compagno, nel 2008 finalmente arrivò. La piccola Alessia avrebbe dovuto coronare la loro unione eppure quel rapporto sembrava ben distante dai valori che avrebbero dovuto tenere unita una coppia, nel frattempo trasferitasi nel piccolo centro in provincia, Baricella. Claudio iniziò così a controllare la vita della donna e ad umiliarla anche nelle piccole cose quotidiane. Dall’aspetto fisico al livello culturale. Poco alla volta Camilla riuscì a comprendere che l’uomo che aveva al suo fianco non avrebbe potuto completarla e così decise di porre fine a quella relazione ed a chiedere l’affidamento della loro unica figlia.
L’OMICIDIO E LA CONDANNA
Tra Camilla Auciello e il compagno Claudio Bertazzoli, come spesso accade dopo la fine di un amore, iniziò ben presto una vera e propria guerra a causa dell’incapacità del carabiniere di accettare la scelta della donna e mamma. Tra i due non mancarono le liti, spesso anche molto violente, fino all’ultima mortale avvenuta il 2 aprile 2011 quando si consumò il terribile femminicidio che mise la parola fine alla vita della giovane madre. Un vero e proprio massacro quello messo in atto dall’ex compagno che armato di martello e forbice sferrò contro la donna 46 colpi che non diedero scampo a Camilla. Dopo il massacro, l’uomo portò la figlioletta di tre anni dai genitori e poi si consegnò. La ricostruzione della violenza a scapito della donna fu affidata all’autopsia mentre l’ex appuntato fu arrestato per omicidio e condotto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Giudicato con il rito abbreviato, l’uomo è stato condannato a 16 anni di reclusione, pena poi confermata anche nel terzo grado di giudizio. A suo favore giocarono la mancanza delle aggravanti quali la premeditazione ed i futili motivi.