Solo poltrone, nani e qualche velina, con Grillo “che se ne sta in un hotel di Roma a sgranocchiare pop-corn in attesa di capire cosa fare”. È un ritratto impietoso quello che fa di M5s Paolo Becchi, filosofo del diritto che da amico di Gianroberto Casaleggio il Movimento lo conosce bene. “Davide Casaleggio ha capito che il Movimento creato da suo padre è finito. Si tratta solo di gestirne la fase terminale” dice Becchi. Eppure, qualcosa di nuovo, un Movimento 2.0, potrebbe ancora nascere. E forse Davide ci sta pensando.
Com’è possibile che Di Maio parli ancora da leader di M5s dopo il voto su Rousseau che di fatto lo ha sfiduciato?
Leader non lo è mai stato, dopo la crisi di governo di questa estate non è più di fatto neppure il capo. E comunque il primo a uscire con le ossa rotte dal voto di giovedì sera è Grillo. È stato lui a volere l’accordo con il Pd. Dopo la batosta in Umbria, la sua idea è stata quella di non presentare M5s in Calabria ed Emilia-Romagna per fare in modo che il voto del Movimento andasse al candidato Pd. La rete ha bocciato questa scelta.
E Di Maio?
Il voto ha sconfessato anche lui, che dice di non volere mai più un accordo con il Pd proprio mentre siede con il Pd nei banchi del governo. Davide Casaleggio non è stato a questo gioco e ha voluto il voto, sparigliando le carte. Il voto ha così sfiduciato entrambi.
Casaleggio ha in mente un’altra leadership?
No, Davide Casaleggio ha capito che il Movimento creato da suo padre è finito. Si tratta solo di gestirne la fase terminale, un’agonia che può essere più o meno lunga. Oppure di rilanciare M5s cambiando tutto, facendo un Movimento 2.0.
Sembra facile.
Ci vorrebbe la genialità di Gianroberto, che non c’è più. Altro che “stati generali”, che sono solo un bluff, una comparsata dei soliti noti con un po’ di veline intorno.
Cosa farebbe Casaleggio padre se fosse qui oggi?
Un “Sum” come quelli che faceva a Ivrea, mettendo insieme persone con la testa, raccogliendo le istanze del presente e guardando al futuro. Sum non è l’abbreviazione di summit, ma è il latino “sono”, “io sono”.
Nel frattempo il presente è cambiato.
Infatti. Sapendo che buona parte del tuo elettorato è già andata nella Lega, bisognerebbe impostare il Movimento sui temi apparentemente nuovi che vanno forte a livello europeo: diseguaglianze e ambiente, questione sociale e questione ecologica.
Perché “apparentemente”?
Perché nella realtà sono stati da sempre parte integrante, ma trascurata, di M5s. Gianroberto era ambientalista, ma il suo era un ambientalismo compatibile con il lavoro, con l’industrializzazione. Sapeva che se le due cose non si incontrano, bisogna cercare strade nuove. Olivetti era così. E Gianroberto pure.
Adesso la sua creatura è un’altra cosa.
Sì. Solo tatticismi fine a se stessi e grisaglie da parvenu della politica. E soprattutto, poltrone.
Per cambiare M5s occorre fare tabula rasa del gruppo dirigente. L’attuale crisi non potrebbe essere funzionale a questo?
Davide ha capito che questo M5s non ha più a che fare con il Movimento di suo padre e vuole accelerarne la fine. Per rifondarlo? Per fare qualcosa di nuovo? Non lo sappiamo.
Ma un M5s rifondato dove dovrebbe collocarsi o con chi dovrebbe allearsi?
Il Movimento non dovrebbe allearsi con nessuno, forse l’errore è stato proprio quello di allearsi e alla fine prostituirsi col Pd.
Una rifondazione è cosa di lungo periodo. E nel breve?
Una svolta può venire solo da Grillo. Dopo il voto non ha ancora parlato. È a Roma però, dunque medita qualcosa. A mio modo di vedere dovrebbe dichiarare di volere una seconda votazione. Ha voluto l’accordo col Pd? Lo faccia fino in fondo: una bella lista a sostegno di Bonaccini.
Lei adesso vuole salvare il governo?
Dico solo che è una contraddizione stare al governo con un partito, il Pd, e competere con quel partito in un voto regionale. Di Maio ha già detto che non lo farà. Dunque l’impasse può essere sbloccato solo da Grillo. Lo farà? Dipenderà da come gli gira il belino, si dice a Genova.
Ma prima lei stesso ha detto che anche Grillo esce perdente dal voto su Rousseau.
Grillo è il garante e il garante del voto su Rousseau può sbattersene. In agosto è intervenuto un bel po’ di volte, sconfessando Di Maio e dettando per un mese intero la linea del “Falso Quotidiano”.
Cosa dovrebbe dire?
Che si fa una lista per aiutare Bonaccini, come ho detto. Poi vediamo come va a finire.
Secondo lei?
Salvini ha il vento in poppa. Ma Grillo e Zingaretti in Emilia possono fargli del male. Zingaretti non lo ha capito, politicamente è incapace. Uno che oggi tira fuori lo ius soli è da ricovero.
E in Calabria?
Che M5s si presenti o no è irrilevante: oggi non supererebbe la soglia dell’8 per cento.
Conte può sostituire il debole Di Maio?
No, questo è ormai un vecchio discorso, Conte fa solo gli affari suoi. Ha avuto il suo ruolo fondamentale nella rottura del governo precedente. Questo era il suo ruolo: far fallire il governo. L’errore di Salvini e Di Maio è stato quello di mettere un terzo tra loro invece di fare la staffetta. E Conte ne ha approfittato. Divide et impera.
Quali sono le ripercussioni della debolezza di M5s nel governo?
Di Maio ha una forza contrattuale pari a zero e suggella il fatto che questo è un governo del Pd dove M5s fa solo il portatore d’acqua. Era il partito di maggioranza. Paradossale, no?
L’ha mai sfiorata il dubbio che M5s stia facendo il compito cui era destinato fin dall’inizio, quello di impoverire il paese e liquidare i suoi asset rimanenti?
No, all’inizio non era così. Tutto è cominciato con la malattia di Gianroberto. Grillo invece di continuare la sua opera è stato un rinnegato.
E adesso? Quanto dura questo governo?
Se cade l’Emilia crolla tutto. E Grillo questo lo ha capito, per fortuna di Salvini Zingaretti non è all’altezza.
(Federico Ferraù)