Per anni il brano The Show Must Go On ha rappresentato una sorta di lascito testamentario di Freddie Mercury, morto 28 anni fa all’età di 45 anni. In realtà quella canzone fu scritta da Brian May, con il quale si creò una ormai storica ma fortunata rivalità. La vera canzone in cui la voce dei Queen, ormai malato, voltandosi indietro fa un bilancio della sua carriera e della sua vita intera fu Was It All Worth It, il brano con il quale si chiude il disco The Miracle del 1989. La risposta, nella sua amarezza che in pochi riuscirono a scrutare, fu “sì”. Ma nel repertorio di Mercury c’era anche una canzone scritta forzatamente. Il brano I Was Born To Love You è il primo singolo dell’album solista di Freddie che però non avrebbe neppure voluto pubblicare. A convincerlo furono i discografici della CBS secondo i quali “quest’album ha bisogno di un singolo” e lo obbligarono a farlo. Freddie a quel punto, seppur a malincuore, la inserì ma rimase poi ampiamente sorpreso quando raggiunse l’undicesimo posto della classifica inglese. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
DA RIVALITÀ CON MAY L’ALBUM PIÙ AMATO DEI QUEEN
Nel 28esimo anniversario della morte del grande Freddie Mercury, si ripercorrono oggi le tappe della sua vita privata e della sua sfavillante seppur breve carriera. Risaputa, ormai, la storica rivalità con Brian May. Soprattutto all’inizio della sua carriera, i due erano spesso in sfida per chi scriveva la canzone migliore. Il principale esempio di rivalità tra i due ci fu in occasione della lavorazione di Queen II, nel 1973. Come ricords Corriere.it, Freddie scrisse The March Of The Black Queen perché invidioso di White Queen (As It Began) di Brian May. La replica del chitarrista però non si fece attendere e ben presto lui replicò con Father To Son. E Freddie Mercury poco dopo presentò Ogre Battle. In realtà, proprio quella rivalità fece la gioia dei fan dei Queen poichè venne alla luce uno degli album più amati di sempre. A vincere fu quindi proprio la musica. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ANCHE LA RAI OMAGGIA LA STAR DEI QUEEN
Per i 28 anni della morte di Freddie Mercury, sono moltissime le iniziative in programma, e anche la Rai dedicherà degli speciali al leader della band dei Queen. A riguardo va segnalato il documentario dal titolo “Freddie Mercury. The Ultimate Showman”, che è stato proposto lo scorso 20 novembre alle ore 21:15 su Rai 5, incentrato sulla vita della star inglese nonché sul rapporto con in pubblico della star inglese, e che ha visto gli interventi di Eric Hall di Emi, nonché Paul Watts, sempre di Emi, di Mick Rock, il fotografo della band, e infine di Paul Gambaccini, grande amico proprio di Freddy. Subito dopo è stato mandata in onda una puntata della serie “Video Killed The Radio Star”, in cui il chitarrista Roger Taylor raccontava i videoclip più famosi della stessa band. Mercoledì prossimo, 27 novembre, andrà invece in onda sempre su Rai 5 il documentario “Queen: days of our lives”, che verrà trasmesso in due diverse parti. Infine vi consigliamo, per chi ancora non l’avesse visto, di gustarvi lo splendido film “Bohemian Rhapsody”, con il premio oscar Rami Malek, davvero meritevole d’attenzione e ripercorrente la vita del noto cantante. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FREDDIE MERCURY MORTO 28 ANNI FA: L’ANNUNCIO CHOC DELL’AIDS
Sono già passati 28 anni dalla morte di Freddie Mercury, per molti, la voce più grande di tutti i tempi. Il leader dei Queen morì dopo aver contratto l’Aids, in un periodo in cui quella malattia virale uccideva a ritmi vertiginosi. Il cantante della band britannica aveva confessato al mondo intero di essersi ammalato solamente due giorni prima, il 22 novembre del 1991, dopo che ormai la notizia trapelava sui giornali di mezzo mondo da un po’: “A seguito delle enormi congetture sulla stampa – spiegava Mercury attraverso un comunicato stampa dal letto della sua casa di Logan Place, come ricorda oggi Roling Stone – desidero confermare di essere risultato positivo al test per l’HIV e di avere l’AIDS. Ho ritenuto corretto mantenere queste informazioni private al fine di proteggere la privacy di coloro che mi circondavano. Tuttavia, è giunto il momento per i miei amici e i fan di tutto il mondo di conoscere la verità, e spero che tutti si uniranno a me e ai miei medici nella lotta contro questa terribile malattia”. Peter Freestone, amico e assistente personale di Mercury, ricorda quei giorni con queste parole: “Aveva deciso di morire. Il 10 novembre 1991 aveva smesso di assumere le medicine che lo stavano mantenendo in vita. L’AIDS gli aveva cancellato ogni autonomia, quello è stato il suo modo di riprendere il controllo della sua esistenza”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FREDDIE MERCURY MORIVA 28 ANNI FA, IL 24 NOVEMBRE 1991
Il 24 novembre del 1991 resterà una data purtroppo indimenticabile per i tanti fan dei Queen: quel giorno, a Londra, morì Freddie Mercury, icona della musica britannica e mondiale. Cantautore, compositore e musicista, Farrokh Bulsara (il suo vero nome) resterà uno degli artisti più amati di sempre, in grado di “riunire” generazioni diverse in nome della sua musica. Da Da Bohemian Rhapsody a Crazy Little Thing Called Love, passando per Don’t Stop Me Now e It’s a Hard Life, fino a Killer Queen e We Are the Champions: tantissimi i brani di successo che ancora oggi continuano a essere trasmesse in ogni radio. Inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2001, Freddie Mercury si spense all’età di 45 anni a causa di una broncopolmonite aggravata dall’AIDS e la sua morte rappresentò un passo significativo nella storia dell’AIDS: milioni di fan vennero così informati della minaccia dell’Hiv.
FREDDIE MERCURY, 28 ANNI FA LA MORTE
La morte di Freddie Mercury lasciò un vuoto nel mondo della musica e gli altri componenti dei Queen decisero di organizzare un grande evento per rendergli il giusto omaggio. Il 20 aprile 1992 si tenne al Wembley Stadium di Londra il Mercury Tribute Concert, appuntamento con tantissime star della canzone: basti pensare a Elton John, Metallica, Guns N’ Roses, David Bowie, Roger Daltrey, Robert Plant, George Michael e Zucchero. Oggi, 28 anni dopo la sua morte, il cantante è ancora nel cuore di milioni di appassionati di musica e sui social network piovono omaggi e tributi per una delle icone del Novecento mondiale, ecco una carrellata di post: «”Non diventerò una rock star. Diventerò una leggenda” E lo sei diventato», «Chissà quante emozioni avrebbe continuato a regalare con il suo genio artistico musicale», «Una leggenda è destinata a rimanere per sempre».