È stato reso noto il documento con cui Francia e Germania propongono le linee guida per la Conferenza sul futuro dell’Europa. Il documento è significativamente definito come non-paper, ossia solo un avviso ai naviganti non definitivo, intermedio, ma degno di nota. Una continuità con il Patto di Aquisgrana? Certamente. E questo è la riprova che nonostante attriti e storiche rivalità che son costate rivoli di sangue e cumuli di morti a tutti i popoli europei – e non solo ai popoli francesi e tedesco -, nonostante tutto, il destino universale della Francia e della Germania è indissolubilmente unito. Crollata la sovranità imperiale altro non rimane che quella nazionale e – dissolte le aristocrazie plurinazionali che costituiscono l’ordito degli imperi – la modernità sempre si rinnova tramite lo Stato-nazione.
Il problema è che questa trasmutazione – dopo il trionfo continentale del funzionalismo desovranizzante francese à la Jean Monnet -, per la configurazione stessa assunta dai sistemi di poteri post-crollo dell’Urss, questa trasformazione incarna il duopolio franco-tedesco come conflitto perenne per il dominio dello spazio continentale non più con la guerra, ma attraverso il funzionalismo medesimo che unisce Francia e Germania nell’inevitabile disegno di operare congiuntamente per sottrarre agli altri popoli europei quote della sovranità a vantaggio del suddetto duopolio. Ed è su questo terreno che sorgono i contrasti.
In primo luogo per la natura diversa delle sovranità in campo. Quella francese è imperiale per definizione, tanto che neppure la sconfitta di Napoleone ha consentito di declassarla a sovranità nazionale. Kissinger, nella sua storia del Congresso di Vienna testé ripubblicata, spiega che fu Talleyrand il vincitore di quel congresso, fondando così la superiorità mondiale indiscussa della diplomazia francese. Così come l’illusione di Mitterrand di annichilire lo Stato tedesco con l’euro non solo è stata un errore imperdonabile (anche i migliori non reggono alla volontà dello Spirito Assoluto che si manifestò nell’unificazione tedesca con un solo marco, così da consentire al capitalismo tedesco occidentale di acquistare a prezzi di saldo gli asset delle risorse industriali della Germania comunista completando così il destino più bavarese che prussiano della nuova Germania liberal-democratica), ma ha dato vita a un duopolio con formidabili squilibri di potenza: alla Germania il primato economico, alla Francia quello militare.
Il declino degli Stati Uniti rende pericoloso questo duopolio instabile, tanto più oggi che l’imperialismo cinese avanza nel terreno imperiale puro eccellente della Francia (l’Africa centrale) e la Russia attrae la Turchia nella distruzione dell’accordo Sykes-Picot del 1916 ridistribuendo i domini nel Grande Medio Oriente e nel suo cuore Mediterraneo, ossia la Siria e l’Iraq.
Macron comprende che attaccare la Nato è la mossa vincente sulla scacchiera: mentre avanza con l’alfiere in Africa, muove con la regina contro gli Usa dicendo, come ha fatto recentemente, che compito della Nato è combattere l’Isis e non la Russia. Mossa geniale talleyrandiana, perché scompagina gli avversari e mira ad affidare alla Francia e non più agli Usa il ruolo di potenza pacificatrice anziché esportatrice di sicurezza. Ma per raggiungere questo obbiettivo ecco allora la proposta di rifondare l’Europa politica con un nuovo patto franco-tedesco di cui il non-paper è l’anticipazione.
Non a caso continuano gli avvicinamenti franco-tedeschi nel campo militare sia nell’avionica (il nuovo caccia franco-tedesco-spagnolo) sia con il carro armato di nuova generazione franco-tedesco, superando tensioni più industriali che politiche. Significativa l’alleanza spagnola, così come fu nella settecentesca guerra di successione spagnola: tutta la Spagna socialista, cattolica, indipendentista, basca e catalana sta con la Germania storicamente: basta passeggiare per Madrid e Bilbao per comprenderlo.
Eccoci dunque, ora che il Regno Unito riacquista la sua per breve tempo negata natura di potenza transatlantica (più che anglosferica), a un nuovo profilo europeo che si delinea. L’isolamento italiano è drammatico. Mentre l’Italia tracima nella mucillagine peristaltica delle due compagnie di ventura eterodirette, una nuova Europa franco-tedesco-spagnola, con la benedizione dell’Olanda e dei cosiddetti paesi nordici, si delinea nell’oscuramento della Mitteleuropa e degli ex Paesi comunisti, molto più preoccupati dell’arretramento statunitense a fronte di una Russia sempre meno potente economicamente, ma sempre più attiva militarmente e diplomaticamente.
Chi volesse invece aver contezza di che cosa l’Italia potrebbe e dovrebbe fare sul piano non solo diplomatico ma più generalmente politico in campo internazionale legga l’ultimo lavoro di Giovanni Castellaneta In prima fila. Quale posto per l’Italia di domani? edito da Guerini e Associati. Una lettura indispensabile sulle orme di un maestro della diplomazia italiana e internazionale.