Appuntamento a stasera, sabato 30 novembre, con Enrico Ruggeri, Bianca Guaccero e Lucio Battisti, quest’ultimo in qualità di protagonista d’eccezione della terza e ultima puntata di Una storia da cantare. Il programma, in onda su Rai 1 alle 21.25, si propone di ripercorrere la vita e la carriera del popolare artista di Poggio Bustone, dopo aver fatto lo stesso, da due sabati a questa parte, con Fabrizio De André e Lucio Dalla. Ruggeri è tra gli autori dello show insieme ad Ernesto Assante, Gino Castaldo, Matteo Catalano, Alberto Di Risio, Angela Fortunato, Duccio Forzano e Pietro Galeotti. “La mia preferita è Non è Francesca”, dichiara Enrico a proposito delle canzoni di Battisti. “C’è dentro tutto, come in Delitto e castigo di Dostoevskij. È riuscito ad andare oltre”.
Enrico Ruggeri si racconta
In un’intervista a Panorama, Enrico Ruggeri propone una versione di se stesso piuttosto inedita. “Ho sempre risalito la corrente come un salmone. Con orgoglio, fierezza, determinazione e autonomia. Cercando di tenermi lontano dalle leggi del mercato”. Il segreto? La consapevolezza: “Ho inciso 35 album e fin dall’inizio ho avuto la fortuna di capire che non avrei mai fatto un concerto a San Siro, ma non sarei mai scomparso”. Enrico, insomma, non ha mai avuto un successo stratosferico. Proprio come i salmoni, Ruggeri è riuscito a tenersi a galla quel tanto che basta per nuotare controcorrente. Così facendo, non è mai stato sommerso (né è mai morto fuori dall’acqua). A tal proposito, il cantautore si paragona all’altro Lucio di cui ha parlato a Una storia da cantare: “Il tempo stabilisce la differenza tra la trovata e l’idea. La seconda puntata è dedicata a Dalla. È sempre stato spiazzante. Adoro La casa in riva al mare. Fotografica, suggestiva, l’apoteosi della fantasia. Non è una trovata, è l’esplosione del genio”.
Enrico Ruggeri e il suo rapporto con le donne
Enrico Ruggeri ha imparato a forza a emergere. La sua non è stata fortuna, bensì il frutto di uno sforzo ben mirato. “Vengo da due famiglie nobili e ricchissime che hanno perso tutto quando sono nato io. Ho l’aristocratico disprezzo del denaro e la rabbia dei poveri. Se parti ricco sei svantaggiato. Hai meno Garra Charrúa, termine calcistico uruguayano per definire la voglia di vincere degli ultimi”. Se non il denaro, i suoi gli hanno dato tanto. La madre era “un’insegnante, come molte donne della sua generazione una vittima designata, votata al sacrificio. E pronta a rinfacciarlo”. Menzione a parte per le altre donne della sua vita: “Sono figlio e nipote unico di una serie di zie senza figli. Uno dei ricordi della mia infanzia sono io sul vasino che urlo: ‘Ho finito’ e loro che corrono e quasi si picchiano per pulirmi”. Quanto agli amori, da Contessa a Quello che le donne non dicono il passo è stato breve. “Sono passato dall’infanzia, dove pensavo che la donna fosse un angelo mandato da Dio per fare felice l’uomo, all’adolescenza quando ho iniziato a capire che invece era stata inviata al mondo solo per metterti alla prova”. La pax è arrivata 30 anni dopo; inutile dire che la musica ha contribuito.