“Un intensissimo e drammatico racconto della tua famiglia”. Fabio Fazio descrive così Da qui non se ne va nessuno, il nuovo libro di Alba Parietti edito in seconda ristampa da Baldini Castoldi. La prima edizione, nel 2012, passò piuttosto inosservata, e Alba non se l’è sentita di sprecare questo lavoro. Per questo motivo, la showgirl si è proposta di lanciarlo (e spiegarlo) meglio, come fa stasera a Che tempo che fa: “L’importanza di questo libro è in quello che non viene raccontato. Quando muore mia madre, io sento crollarmi il mondo addosso. Ti senti orfano anche a cinquant’anni. Di mio padre sapevo molto, io stessa ne parlo molto, ma di mia madre quasi niente”. C’è da premettere che Grazia – questo il suo nome – era una donna “particolare”: “Era bipolare, ma la sua patologia non fu mai diagnosticata. Mio padre temeva che venisse internata in manicomio come mio zio. Per un periodo, anch’io ho pensato di avere dei disturbi”. A proposito dello zio Aldo, invece, la Parietti fa sapere: “Non avevo conosciuto che una larva, perché aveva subito un trattamento molto forte. I manicomi erano veri e propri lager”. La vera storia del libro, nel libro, non è raccontata. La verità è che – come in un film – Alba ha ritrovato dei manoscritti in un cassetto. Da lì l’idea di metterli insieme e di proporli a un editore: “Mia madre ha scritto a partire dall’età di sette anni fino agli ottanta. La cosa più incredibile è stata la scoperta di zio Aldo, un filosofo. Eppure quest’uomo per me non era mai esistito”. (agg. di Rossella Pastore)
Alba Parietti presenta il suo nuovo libro
“Questo libro è la più grande operazione di analisi che potessi fare su me stessa”. È così che Alba Parietti descrive Da qui non se ne va nessuno, l’autobiografia edita da Baldini Castoldi che ha scritto ispirandosi ai diari di sua madre. Nel libro, che presenterà oggi a Che tempo che fa, la Parietti ripercorre la sua esistenza e quella della sua famiglia, soffermandosi in particolare sull’amata madre Grazia. Si tratta infatti della seconda ristampa (con prefazione di Gad Lerner) dopo il ritrovamento dei manoscritti di quest’ultima. “Non c’è pagina in cui lei faccia il mio nome. Non mi cita mai. Non è una cosa che mi ha creato tristezza. Mia madre non parlava di me. Parlava con me”, ha dichiarato Alba in un’intervista al Corriere. La prima edizione non andò benissimo, per questo è felice della “seconda possibilità”: “Moltissimo. Tutto accadde durante le cena dei 90 anni di Angelo Guglielmi. Il mio libro girava di mano in mano e Piero Chiambretti fece una battuta: ‘Tutti che scrivete libri, ma che li scrivete a fare?’. Ribattei che per potersi esprimere su un romanzo bisognava prima leggerlo. Iniziò a sfogliarlo Elisabetta Sgarbi: disse che era scritto bene. È nata così”.
Alba Parietti: un film tratto da Da qui non se ne va nessuno
Alba Parietti sogna in grande. Così, dopo essersi improvvisata scrittrice, pensa già alla sceneggiatura del film tratto dal suo stesso volume: “Mi piacerebbe trarre un film da questo libro. Amo le trasformazioni. Non mi piace invecchiare e basta, desidero che il tempo che passa generi qualcosa di sempre più bello”. Anche se i suoi affetti più cari sono morti, la Parietti li sente tuttora vicini. “Erano dei giganti, tutti”, dice a proposito della famiglia. “Mia madre era colta, artista, geniale, anche nella sua malattia la adoravo (era bipolare). Mio padre: rigoroso, perfetto, una montagna da scalare. La sconfitta peggiore fu un 3 in chimica, la sua materia”. Alba è andata via da Torino ormai cinquant’anni fa. Ed è proprio così che inizia il primo capitolo, rimarcando la distanza tra la sua città d’origine – Torino, appunto – e la sua città d’adozione – Milano. Che rapporto ha, con la prima? “È un rapporto faticoso. La amo e la odio. Come diceva Pavese, bisogna andarsene per poter tornare. Io sono una delle poche che l’ha lasciata veramente, Chiambretti e Littizzetto no. Ma continuo a esserle visceralmente legata. Sono scappata. Ero diversa”.
Alba Parietti: “Vi racconto la mia infanzia da migliore delle imperfette”
Alba Parietti sostiene di essere “nata” diversa. “C’è un film che s’intitola Benvenuto sull’isola dei giocattoli difettosi, io ero così. Non trovavo omologazione, non mi riconoscevo in nulla di ciò che vedevo né nella mia casa borghese di Corso Quintino Sella. Venivo emarginata dalle fanciulle con i vestitini accollati. Ero pronta a prendermi le colpe del mondo: se non potevo essere perfetta, volevo essere la migliore delle imperfette”.