Particolari aneddoti quelli raccontati da Vittorio Feltri nel corso della chiacchierata con Piero Chiambretti nel nuovo appuntamento de La Repubblica delle donne. Il conduttore ricorda la polemica nata per l’assegnazione di una via a Bettino Craxi, così gli chiede quale sia la sua opinione a riguardo. Feltri va a ritroso e racconta di come ha cambiato idea sull’ex presidente. “Io ebbi delle polemiche con Bettino Craxi durante Tangentopoli e lo soprannominai ‘Cinghialone’ perché era il personaggio più maestoso tra quelli che erano nel mirino della magistratura.” Poi la svolta: “Quando Craxi mi invitò poi nel suo appartamento a Roma, perché voleva fare alcuni chiarimenti, mi resi conto che viveva come un poveraccio. Quindi mi resi conto che non poteva essere un ladro perchè viveva non come un barbone ma quasi. Da allora divenne un mio amico […] e mi resi contro tra l’altro che Craxi era un uomo di grandissima intelligenza.”
Vittorio Feltri: “Craxi? È vero che non entrava nella bara”
Vittorio Feltri manifesta per Craxi una grande stima e spiega perché: “Lui aveva capito che il comunismo era finito con molti anni di anticipo, quindi io non solo gli intesterei una via, ma anche una piazza e qualcosa di più.” Chiambretti ricorda poi di quando scrisse che Craxi era troppo alto tanto da non riuscire a metterlo nella bara. Lui conferma: “È la verità. Era talmente alto che non ci stava. Dovettero fare delle operazioni, rimane il fatto che fu sepolto con le gambe rannicchiate”. Parlando di destra e sinistra e di Craxi si arriva a Giorgio Gaber. Feltri ha un aneddoto anche sul cantante: “Lo conobbi quando avevo a 18 anni, poi per molti anni non ci incontrammo più. Mi capitò poi di fargli un’intervista e da lì iniziammo a frequentarci. così conclude – Una sera, mentre mi parlava della canzone che stava scrivendo, Destra e sinistra, io ad un certo punto ho avuto un bisogno fisiologico e gli ho detto ‘Io ho bisogno di andare al ces*o che è sempre in fondo a destra’. Lui prese questa frase cretina che io dissi e la mise nella canzone. Tant’è che c’è ancora oggi”.