Marcelo Burlon intervistato da Daria Bignardi durante l’Assedio si è raccontato parlando delle sue origini e la sua gloriosa carriera. Lui è argentino ed è lo stilista che ha portato l’arte di strada in passerella. Ma è anche un deejay e una star di Instagram. “Non sono uno stilista – spiega – io appartengo ad una nuova generazione di direttore creativi, uniamo più punti, musica, strada, arte… ho lanciato la sua prima linea di t-shirt sette anni fa”. “Le mie aziende fatturano parecchi milioni… – precisa ancora – è una fusione di cose, io arrivo da una storia particolare”. La sua carriera inizia nelle Marche nel 1992 perché la sua famiglia si era trasferita in Italia dalla Patagonia. Lui voleva fare il ballerino: “Guardano Saranno Famosi ed era la mia aspirazione… io lavoravo nei club facendo animazione e ballando… c’è stata anche la droga nella mia vita, quando avevo 20 anni, un periodo molto breve. Poi arrivò il buddismo, altra fase della mia vita”. Con il trasferimento in Italia ha lavorato fin da subito.
L’esordio a Milano e l’offesa a Madonna
Nel 1998 Marcelo Burlon arriva a Milano: “E’ successo di tutto. La notte era un po’ noiosa… non si mischiavano le diverse tipologie di Milano. Arrivai io con uno spirito diverso ed i miei eventi e le mie feste divennero un successo. Io sono tra l’analogico e il digitale. All’epoca il mio ruolo era importante perché ero tra il pubblico e il cliente finale. I marchi quando volevano lanciare qualcosa chiamavano me perché mettevo insieme un certo numero di persone, quelle che oggi vengono chiamati influencer, sono un pioniere degli eventi”. “La mia festa non era soltanto bella musica e bella gente, c’era sempre un contenuto…”, racconta ancora. I suoi vestiti sono indossati dalle stelle della moda. “Una volta mi ha indossato Madonna ed io l’ho definita una cessa… perché l’ho fatto? È stato un momento molto triste della mia vita… l’ho fatto in maniera superficiale, mi sono scusato ma lei ha continuato ad indossare i miei abiti nei suoi show”.
L’omofobia ed i progetti
“Ho tantissime maglie taroccate, ne ho circa 80…”, racconta sorridendo e salutando gli amici di Napoli. Poi spiega per quale motivo si arrabbia su Instagram: “io sui social litigo parecchio perché mi fa arrabbiare la superficialità e quando commentano senza sapere”. Per la comunità LGBT Marcelo Burlon ha fatto moltissimo: “Mi impegno molto per i diritti degli omosessuali, mi espongo per i miei diritti, per i miei amici e anche per quello che non lo sono… di progetti ne ho fatti tanti. In Italia cacciano i figli perché sono omosessuali, a certi danno fuoco, li massacrano di botte… storie che ho incontrato personalmente. L’omofobia è ovunque, c’è molta sofferenza e ignoranza. Io ho sofferto nell’adolescenza… non avevo dei punti di riferimento… ti senti sbagliato e lì arriva lo spirito di sopravvivenza perché credi di essere sbagliato”.