Il n.1 della Banca Popolare di Bari, Vincenzo De Bustis, è indagato ufficialmente dalla Procura d Bari per una recente operazione di rafforzamento del capitale realizzata ad inizio 2019 in cui sarebbe coinvolta una società maltese con soli 1200 euro di capitale. L’amministratore delegato della Banca, divenuto tale lo scorso luglio, era già indagato per la precedente gestione dell’istituto: De Bustis aveva infatti fatto parte del Gruppo di Credito dal 2011 al 2015 come direttore generale mentre nel dicembre 2018 era stato nominato consigliere delegato. Ora però i giudici, su segnalazione di Bankitalia (fonte Economia Finanza) hanno deciso di aprire fascicolo anche sulla recente operazione definita “poco chiara”. Era il marzo 2018 quando il gip archiviò l’inchiesta per associazione a delinquere sulla Banca Popolare di Bari ma tenne aperta l’indagine su falso in bilancio e truffa: in quel secondo filone d’inchiesta De Bustis, già ex amministratore delegato di Mps e Deutsche Bank Italia, compariva come indagato per fatti tra il 2013 e il 2016.
BANCA POPOLARE DI BARI TORNA NEI GUAI: ECCO COSA SUCCEDE
La notizia delle indagini su Banca Popolare di Bari arriva proprio nei giorni in cui si stanno cercare di salvare gli azionisti e gli obbligazionisti con una iniezione di un miliardo di euro da parte di Mediocredito centrale e del Fondo interbancario di tutela dei depositi: ora il salvataggio torna ad essere a rischio, con una nota del mercato Hi-Mtf che in mattinata spiega «In relazione alle recenti notizie di stampa ed in attesa di nuovi sviluppi il titolo azionario Banca Popolare di Bari ed il Bond obbligazionario Subordinato BP BARI 6,50% 30/12/2021 SUB sono temporaneamente sospese dalle negoziazioni». Il Fatto Quotidiano ha provato a riassumere le origini di tale inchiesta e risalgono tra il dicembre 2018 e il marzo 2019: Vincenzo De Bustis portò in cda un piano per la messa in sicurezza della banca, tramite «una emissione obbligazionaria da 30 milioni di euro attraverso strumenti ibridi del genere Additional Tier 1». La società maltese che volle sottoscriverete intero l’obbligazione è la Muse Ventures ma secondo le fonti di Repubblica «è una semplice società di consulenza nata a ottobre del 2017 e con un capitale sociale di 1.200 euro». A De Bustis però bastò questa società per realizzare l’operazione, anche se lo stesso ufficio interno della banca lamentava «sproporzione tra i mezzi propri del sottoscrittore e l’importo della sottoscrizione». In seguito anche gli uffici dei Bankitalia misero gli occhi addosso all’operazione, segnalandola alla Procura, dato che l’ad di Muse è Gianluigi Torzi: lui, assieme al padre Enrico, sarebbero per il Fatto Quotidiano «nelle liste “nere” antiriciclaggio del sistema bancario e al centro di alcune inchieste giudiziarie».