È una scuola che di fatto non cambia, si limita ad apportare dei ritocchi sui particolari, che spesso la rendono più brutta.
Con il nuovo anno scolastico si è insediato un nuovo ministro, che in questi primi passi ha voluto dare la sua impronta, ma non avendo un’idea di fondo sulla scuola annaspa paurosamente.
Inizio d’anno nel caos con i ritardi nelle assegnazioni dei docenti, che sulla carta avrebbero dovuto essere fatte entro il 31 agosto, ma non sono state fatte. Certo, nessuna colpa per Fioramonti, però un ministro dovrebbe porre le condizioni per far iniziare la scuola a ranghi completi. Invece si è avuta una totale immobilità, che anche dal punto di vista umano è negativa, porta incertezza tra i docenti e tra le famiglie. Molte frustrazioni di chi dal Sud per i ritardi ha dovuto prendere servizio al Nord, eppure le cattedre vicino a casa c’erano: dal ministero, immobilismo.
A settembre Fioramonti si è buttato a capofitto sulla questione del clima, prima giustificando le assenze per sciopero, poi chiedendo aiuto ai docenti con un proclama in cui ha sostenuto che «l’Italia diventerà il prossimo anno il primo Paese al mondo a rendere obbligatorio lo studio del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile». Prima Fioramonti ha detto che un’ora a settimana sarà dedicata alla materia «cambiamenti climatici», poi è andato oltre, affermando che si dovrà arrivare a declinare tutte le materie in ottica di sostenibilità: dalla geografia, alle scienze, alla fisica…
Così Fioramonti ha dimostrato un’ulteriore incertezza. Giusto far diventare il clima oggetto di attenzione e di lavoro così da uscire dai luoghi comuni, ma non lo si può far diventare principio educativo primario: nella scuola bisogna avere un’ottica educativa globale dentro cui affrontare i particolari. Fioramonti ha dimostrato di non averla e si è messo a inseguire la mentalità dominante e i suoi luoghi comuni.
Stesso comportamento con l’educazione civica, questione ereditata da Bussetti, che dovrebbe diventare materia trasversale. Anche qui tanta approssimazione: il ministro avrebbe dovuto fermare la macchina e farla rpartire in modo diverso. Al posto di quello che si sta facendo, con le solite commissioni ministeriali che dovrebbero fare i programmi di educazione alla legalità, il ministro dovrebbe avere il coraggio di partire da quello che fanno già i docenti e al posto di programmi dovrebbe valorizzare le iniziative concrete e i gesti di educazione a vivere con gli altri. Ci vuole una materia nuova, fatta di gesti concreti, sono le esperienze ad educare alla legalità e non le idee teoriche.
Da ultimo, la super-scivolata sugli esami di maturità, dopo un anno di nuovo cambiati e con grande confusione sul colloquio. Il ministro ha ragione nel dire che la mancanza di un tema storico e le buste sono un errore. Ha voluto cambiare? Doveva farlo riflettendo sul valore degli esami e non solo mettendo una cosa nuova e togliendo il gioco delle buste.
Ciò che risulta evidente è che al ministero non hanno un’idea di scuola, semplicemente reagiscono alla situazione, gli insegnanti devono avvertire di più la loro responsabilità educativa. Vengono buttate addosso a loro le cose più irrazionali, devono essere capaci di poggiare sulla loro ragione e sul cuore. E’ più urgente la responsabilità di educare.