Ieri sera in un ennesimo vertice di Governo è avvenuto qualcosa in “controtendenza” rispetto alle ultime settimane: sulla legge elettorale, Pd e M5s sembra abbiano trovato un pre-accordo sul modello proporzionale corretto “spagnolo”. La maggioranza, annuncia il Ministro dei Rapporti con il Parlamento D’Incà, ha deciso che il prossimo sistema elettorale che si dovrà votare in Aula nelle prossime settimane sarà per l’appunto quel “proporzionale corretto” che già si preannunciava dai primi tavoli di lavoro. Viene quindi escluso un sistema maggioritario ma anche il doppio turno proposto inizialmente dal Pd: «Entro fine anno sarà pronta la proposta di legge della maggioranza e sarà incardinata in Parlamento per avviarne l’esame», conferma lo stesso Ministro M5s ponendo le basi per una riforma che potrebbe essere decisiva per capire tempistiche e modalità di eventuali improvvise accelerate verso le urne. Dal Mes al Decreto Fiscale, dalla prescrizione all’Ilva, per non parlare della Manovra: i temi scottanti in casa Governo Conte-2 sono molteplici e le costanti liti Renzi-Di Maio-Pd non aiutano certo ad affrontarli nel modo più compatto possibile, con la Lega di Salvini che spinge ancora molto su elezioni anticipate al più presto. Ora, un sistema proporzionale evidentemente piacerebbe tanto ai dem quanto al M5s, per limitare la possibile “cascata di voti” che il Centrodestra potrebbe raccogliere se si votasse ancora con il Rosatellum Bis (l’attuale sistema elettorale vigente, ndr): ma resta l’incognita Renzi che ancora sembra non gradire la proposta sul sistema spagnolo. Fonti vicine al dossier riportate oggi da Dagospia raccontano però una verità ancora più profonda: «con tutta probabilità alla fine si andrà su un proporzionale spagnolo, che è proporzionale solo a parole perché avendo collegi piccoli è di fatto un maggioritario (passano solo i partiti più grandi)». In questo modo se è vero che il maggioritario non sarebbe in primo piano, non sarebbe neanche del tutto eliminato (con possibile ok dunque anche per la Lega di Salvini).
LEGGE ELETTORALE: I RISCHI DEL MODELLO SPAGNOLO
Le problematiche poi in merito alla discussione sulla legge elettorale sono legate anche alla tempistica: “accelerare” per arrivare al voto subito in Aula potrebbe voler dire andare sempre più incontro ad Elezioni anticipate, ma anche procedere al rilento significherebbe porre il rischio che un’eventuale spaccatura nel Governo porti comunque alle urne con il sistema che più di tutti sfavorirebbe ad oggi l’alleanza giallorossa. «Ci siamo rivolti verso un sistema proporzionale con correttivi antiframmentazione. Abbiamo fatto un grande passo avanti. Poi ci sarà la discussione in parlamento e accoglieremo le indicazioni che potranno arrivare anche dalle opposizioni», parlava ieri D’Incà dopo il vertice di Governo sulla legge elettorale. Secondo Salvini il proporzionale sarebbe un mero caos, «vorrebbe dire che diamo il voto agli italiani e chi va al Governo glielo diciamo dopo. Non penso che sia la soluzione», identica la posizione di Meloni e Centrodestra. Al momento si ragiona per su due varianti principalI: la soglia nazionale di sbarramento al 4 o al 5% oppure la soglia circoscrizionale, ed è qui che balza fuori il sistema spagnolo: in sostanza il sistema in uso a Madrid garantisce ai partiti in bilico di poter eleggere dei parlamentari almeno nelle grandi circoscrizioni urbane. Il sistema è di fatto proporzionale alla Camera e maggioritario al Senato, con gli elettori che non possono esprimere preferenze e i candidati vengono eletti in base all’ordine di presentazione ai seggi; il numero molto basso di candidati che compongono le liste (tre, quattro o cinque) consente un buon rapporto di conoscenza e di relazione tra elettori e candidati. Non è previsto infine alcun premio di maggioranza. Renzi, sondato pochi giorni fa in merito, ha commentato «Continua il caos spagnolo: quattro elezioni in quattro anni e ancora ingovernabilità. Ciò che sta accadendo a Madrid (e a Barcellona) mette in gioco l’idea stessa di democrazia decidente. E crea sempre più distacco tra chi gestisce la res publica e i cittadini». Sempre nella medesima e-news, il leader di Italia Viva conclude «Dovremmo riflettere sul perché il caos spagnolo è un danno all’idea stessa di democrazia europea. Leggo, nel frattempo, che qualche buontempone in Italia propone di copiare la stessa legge elettorale spagnola. Giusto per essere certi dell’ingovernabilità. Lo hanno proposto davvero, non è una barzelletta. Quattro elezioni in quattro anni e noi li prendiamo come modello?».