Arrivano le prime reazioni politiche dopo la decisione del presidente Sergio Mattarella di concedere la grazia ad Umberto Bossi, condannato per le offese volte all’ex capo di Stato Giorgio Napolitano. Soddisfazione in casa Lega, con Roberto Calderoli che ha voluto ringraziare il vertice della Repubblica italiana: «Ringrazio il presidente della Repubblica per aver ancora una volta dimostrato la sua umanità firmando l’atto di grazia per Umberto Bossi. Ha fatto un grande gesto, sotto l’aspetto umano e della giustizia. Sono davvero contento». Queste, invece, le parole di Gianni Fava: «Bravo Mattarella e bravo anche Napolitano. A Quando lo stato centrale può avere un volto umano e democratico». Reazioni dal Carroccio ma non solo, ecco le parole di Enrico Borghi del Partito Democratico: «Abbiamo un grande Presidente della Repubblica». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
UMBERTO ROSSI GRAZIATO DA SERGIO MATTARELLA
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso la grazia a Umberto Bossi. L’ex leader della Lega era stato condannato per vilipendio in riferimento agli insulti rivolti nel 2011 a Giorgio Napolitano. E dunque, in seguito alla condanna, era stato affidato in prova al servizio sociale. Aveva ancora un anno da scontare, ma il Capo dello Stato ha firmato il Decreto di concessione della grazia, ai sensi di quanto previsto dell’articolo 87 comma 11 della Costituzione. Un anno di clemenza individuale per la pena detentiva inflitta per il delitto di offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica. Nella nota ufficiale la presidenza della Repubblica spiega di aver tenuto conto del parere non ostativo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del parere favorevole del procuratore generale e delle condizioni di salute del condannato. Inoltre, l’allora inquilino del Colle, il presidente emerito Giorgio Napolitano, ha riferito di non avere «alcun motivo di risentimento».
UMBERTO BOSSI ERA STATO CONDANNATO PER VILIPENDIO AL PRESIDENTE NAPOLITANO
Umberto Bossi nel 2011 durante un comizio ad Albino, in provincia di Bergamo, definì l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un «terùn». Inoltre, accennò al gesto delle corna con la mano destra. Per questo il Senatur fu condannato a 18 mesi di carcere al Tribunale di Bergamo con la sentenza di primo grado. Il verdetto è stato poi rivisto dalla Corte d’Appello di Brescia che l’11 gennaio 2017 lo condanno a 12 mesi e 15 giorni di carcere. Questa sentenza è stata confermata nel settembre del 2018 dalla Cassazione, che così l’ha resa definitiva. «Abbiamo subìto anche il presidente della Repubblica che è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del Nord», aveva detto Umberto Bossi otto anni fa al Berghém Frecc. Quando sul palco gli arriva la voce delle origini del Capo dello Stato, il leader del Carroccio aggiunse: «Mandiamo un saluto al presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen, non sapevo fosse un terùn». Da qui il processo, la condanna e oggi la concessione della grazia da parte di Mattarella.