Valentina Nappi intervistata da Niccolò Carradori per Vice.com, ha raccontato quanto guadagnano le pornostar. “Pensaci: quanti utenti pagano per fruire dei contenuti porno? La stragrande maggioranza lo fa gratuitamente, e di conseguenza i budget di produzione sono sempre più bassi. È assurdo che la gente pensi che gli attori porno siano ricchi”, precisa immediatamente l’attrice a luci rosse. Lei però, è la performer italiana che ha ottenuto più successo negli Stati Uniti, il mercato più florido. Per questo motivo, spiega in dettagli come funziona negli USA: “Nel porno odierno si viene pagati a scena: è raro che vengano fatti contratti di esclusiva, e il cachet dipende da molti fattori—la notorietà dell’attore, il tipo di scena, la presenza o meno di parti recitate che possono aggiungere degli extra. Una scena lesbo, ad esempio, viene pagata meno di una scena con penetrazione, l’anal di più”, spiega con una attenzione nei dettagli proprio certosina.
Valentina Nappi svela quanto guadagna una pornostar
Quando Valentina Nappi è arrivata negli Stati Uniti aveva già una certa visibilità, quindi il suo cachet di partenza non è stato quello riservato alle esordienti: “Prendevo 1.200 dollari per una scena etero semplice. Quante scene si possono girare al mese? Diciamo che un’attrice raggiunge il picco di richiesta nel periodo che va dai 22 ai 26 anni—anche se moltissime durano soltanto qualche mese—e in quel periodo fa una media di 100 scene l’anno. Ti parlo della mia esperienza. Ma devi considerare le spese…”. La pornostar precisa che ad ogni cachet si devono togliere le tasse, e poi il 10/15 percento che spetta all’agenzia. Senza considerare la questione dell’alloggio: Los Angeles è una città molto cara, dove un normale appartamento può venirti a costare anche 4.000 dollari, più le bollette: “Infatti adesso negli USA vado solo periodicamente, quando si girano più scene. Poi ci sono i test per le malattie veneree, che solitamente sono a carico dell’attore. Quelli rapidi costano circa 200 dollari, e devi farli ogni 15 giorni [una versione precedente riportava erroneamente una volta al mese] per poter lavorare”.