Paolo Rossi a Domenica In non ha parlato solo dello scetticismo di sua madre nella sua carriera da calciatore ma anche del suo nuovo libro Quanto dura un attimo. Si tratta di una biografia dell’ex calciatore da anni voce di Sky Sport e talent per la tv satellitare. Ovviamente sono state riservate tutte le tappe della sua carriera e anche quel difficilissimo biennio tra il 1980 e il 1982 quando era stato squalificato con la consapevolezza però di essere innocente. Proprio dalle ceneri di quel momento è risorta la fenice di una grande carriera con la vittoria del Mondiale da protagonista e anche la splendida avventura alla Juventus. Paolo è anche un uomo molto sensibile, lo dimostra come da Mara Venier si sia commosso versando anche delle lacrime. L’intervista è stata molto toccante e ci ha permesso di tornare indietro e di scoprire dei particolari di un personaggio davvero molto avvincente. (agg. di Matteo Fantozzi)
“L’ULTIMO INCONTRO CON BEARZOT”
Paolo Rossi, ospite oggi di Domenica In, ha spiegato a Mara Venier come mai hanno deciso di scrivere anche un libro insieme alla moglie Federica Cappelletti, l’ultima autobiografia “Quanto dura un attimo”. Il motivo di tale scelta è semplice: “Perchè ovviamente, vivendo insieme escono fuori tante cose e lei mi sentiva raccontare spesso delle cose che lei non ha vissuto realmente ed era affascinata da tante cose, e ho detto cominciamo a buttarle giù perchè vale la pena raccontarle”. In quel libro c’è la storia della sua vita, che non è fatta solo della Coppa del mondo: “Per arrivare lì ne ho passate tante”, ha ammesso, “Non mi è stato regalato niente e credo di averle conquistate attraverso sacrifici, temperamento… per arrivare ci vogliono tante doti, non basta il talento”, ha aggiunto, pur riconoscendone comunque l’importanza. Infine ha ricordato l’ultima volta in cui andò a trovare Enzo Bearzot, quando gli ha raccontato della sua malattia: “Lui cercava anche un po’ di nasconderlo, non voleva mostrare il fatto che non stava così bene. E’ stato un uomo duro, non era facile ma amava i suoi ragazzi, ci ha sempre difesi da tutto e da tutti, ma non ti elogiava molto. Lui non era legato solo a me, era così con tutti i suoi ragazzi”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“MIA MADRE NON VOLEVA FACESSI IL CALCIATORE”
Paolo Rossi è uno degli ospiti della puntata dell’Immacolata di Domenica In. Con Mara Venier, Rossi ripercorre la sua vita e la sua carriera. A cominciare dalla giovinezza: “Mia madre era scettica sul fatto che volessi fare il calciatore. Le dispiaceva che a 15 anni dovessi andar via di casa. Non mi ha mai impedito, però, di inseguire il mio sogno. Insomma, era un’epoca in cui prima di mandar via i ragazzi da casa si rifletteva bene”. L’ex campione della Nazionale ha assecondato i suoi genitori, aspettando che sua madre, in particolare, metabolizzasse la cosa. La donna non aveva tutti i torti: “Mio fratello Rossano era rimasto deluso, emancipandosi”, fa sapere Rossi. L’unico sostenitore era suo padre: “Papà era uno sportivo. Gli piaceva lo sport in generale, non solo il calcio, ma tutti gli sport”. La narrazione viene interrotta da Giampiero Galeazzi: “Non lo vedevo così emozionato da quella notte del Mondiale”. A proposito: cosa ricorda, di quel periodo d’oro? “Il silenzio stampa. I calciatori non parlavano più con nessuno, a parte Zoff e Bearzot”. Alla fine, arriva il videomessaggio dell’“adorato amico” Cabrini: “È da un po’ di tempo che non ci vediamo. Penso sia giusto che sotto Natale ci si incontri, perché abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Spero tanto di sentirti presto e di abbracciarti. Un grande saluto a te, a Federica, alle bimbe e a Mara”. (agg. di Rossella Pastore)
PAOLO ROSSI, ICONA DELLA VITTORIA AL MONDIALE
Una nuova, vecchia vita per Pablito. Ché lui, dal calcio, proprio non riesce a separarsi. D’altro canto, Paolo Rossi nell’immaginario collettivo rappresenta la vittoria del nostro pallone su quello tedesco, il terzo titolo mondiale agguantato ai Mondiali di Spagna nel 1982, notti di festeggiamenti e di pura fierezza tricolore. Sarà, dunque, un sicuro successo la sua partecipazione a “Domenica In”, in onda questo pomeriggio su Rai 1; nel salotto televisivo di Mara Venier, l’ex calciatore presenterà la sua autobiografia, intitolata “Quanto dura un attimo” e scritta a quattro mani con la moglie Federica Cappelletti, di professione giornalista. Sarà anche l’occasione, per il campione, di accendere i riflettori sulla sua vita privata, sul suo rapporto con la consorte e con le figlie e sul nuovo percorso lavorativo intrapreso a Vicenza, laddove la sua carriera sportiva è esplosa, proiettandolo nell’Olimpo del pallone italiano e intercontinentale. D’altro canto, giusto per citare uno dei suoi record, Rossi è l’unico attaccante ad aver segnato tre reti al Brasile stellare di Zico e Falcao. Scusate se è poco…
PAOLO ROSSI, L’AUTOBIOGRAFIA
“Quanto dura un attimo” è già disponibile in tutte le librerie dello Stivale e potrà diventare uno dei regali natalizi più gettonati per tutti gli appassionati sportivi. Come si legge nella sinossi del libro, “è l’autobiografia di un ragazzo che ha sfidato la sorte fino a diventare leggenda, realizzando il suo sogno di bambino e scrivendo pagine immortali di storia del calcio universale. Uno dei pochi che, a distanza di anni, continua a rimanere un brand Made in Italy: che sia Paolino, Pablito o Paolorossi tutto attaccato, in ogni angolo del mondo il suo nome rievoca gol e vittorie a chi ama il calcio giocato. La sua storia, che parte dal fantastico rumore dei tacchetti negli spogliatoi del Santiago Bernabeu in attesa della finalissima, può essere d’esempio per tutti, per accendere gli entusiasmi e insegnare ai giovani che da ogni difficoltà si può venire fuori e diventare anche campioni. Esattamente come quando in campo rubava il tempo agli avversari, la leggenda di Pablito sfugge all’oblìo delle masse perché tutti abbiamo ancora bisogno di sognare e di credere nelle imprese impossibili”.
PAOLO ROSSI E LA “SUA” VICENZA
È notizia di queste ore la volontà del Comune di Vicenza di conferire a Paolo Rossi la cittadinanza onoraria. Un riconoscimento per il quale è già stato avviato l’iter burocratico e che legherà per sempre, più di quanto già non lo fosse, il nome di Pablito alla cittadina veneta. Un traguardo che va ad aggiungersi al rientro del campione del mondo tra le fila del Lanerossi Vicenza, compagine che ha rappresentato il suo ideale trampolino di lancio nel calcio che conta. Da poco più di un anno, infatti, Rossi ricopre il ruolo di ambasciatore della società. Nel 2018 il patron della squadra biancorossa, Renzo Rosso, precisò (come riferito da “Repubblica”) che “Paolo sarà attivo nella vita societaria del club calcistico, sia come ambasciatore della società negli eventi istituzionali e sociali che la vedranno protagonista, sia come membro del consiglio di amministrazione in qualità di consigliere indipendente”. Parole alle quali l’ex centravanti replicò così: “Ho accettato la proposta di Renzo Rosso perché è un imprenditore serio e concreto e perché sono contento di rientrare a far parte di una grande famiglia che non ho mai dimenticato e che ho sempre avuto nel cuore, per quello che mi ha dato e per quello che ha rappresentato nella mia vita e nella mia carriera. Adesso le carte ci sono tutte per costruire il Vicenza del futuro, per fare un ottimo lavoro e raggiungere obiettivi importanti e per far sì che la mia esperienza vincente con questi colori possa ripetersi ancora. Puntare in alto si può, avanti tutta”.