Era il 29 giugno 1919, esattamente cento anni fa, quando il Mugello venne colpito da un sisma devastante tra il settimo e il nono grado della scala Mercalli, provocando una quarantina di vittime e il crollo di molti edifici. È la stessa zona dove nelle scorse ore si è verificato un terremoto di magnitudo 4,5, la più forte di uno sciame sismico che ha fatto registrare ben 36 scosse. Molti gli edifici lesionati. Come spiega Nicola Tullo, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Abruzzo, “purtroppo le zone dove già in passato si è verificato un terremoto vengono colpite nuovamente e ancora lo saranno in futuro. E nonostante i grandi progressi della scienza è ancora impossibile prevederne la tempistica. Si possono solo avanzare ipotesi”.
Secondo Tullo, poi, i terremoti non si possono collegare ad altri eventi analoghi: “È vero che si verificano rilasci di energia che possono provocare altri sismi, visto che tutto l’Appennino è una catena sismica ricca di faglie in movimento, ma un sisma che oggi accade a nord domani si può verificare a sud. Non esiste un collegamento diretto”.
L’intero Appennino è una catena sismica. Quanto accaduto in Toscana si può in qualche modo collegare ai continui eventi sismici che hanno colpito anche il vicino Abruzzo?
No, dire che un terremoto, dovunque si verifichi, possa essere legato ad altri fenomeni sismici è praticamente impossibile. La catena appenninica è un insieme di faglie, zone sismo genetiche, che un terremoto può sollecitare con trasferimento di energie in altre zone, ma possono avvenire delle scosse in una determinata zona allo stesso modo che in qualunque altro punto della catena. Non c’è un collegamento diretto. L’Appennino si muove continuamente senza che possiamo prevedere dove accadrà la prossima volta.
Ci sono studi in grado di dire come avviene il movimento delle falde sismiche?
Accadono episodi di accavallamenti, spinte sismo genetiche, ma tenendo conto che purtroppo abbiamo una serie di tantissime falde, oggi la scossa si verifica in un punto, domani in un altro. Correlare un terremoto all’altro sono solo ipotesi.
Quindi, osservando gli ultimi eventi sismici, non si può parlare di un movimento da sud verso nord? Abbiamo avuto eventi nel Lazio, nell’Umbria, adesso a nord di Firenze. Che ne pensa?
Pensiamo al 2016, quando in Abruzzo abbiamo avuto il terremoto a nord, poi verso sud. Possiamo parlare di sollecitazione delle falde, ma non di un movimento preciso. Dire che i terremoti si stanno spostando da sud verso nord non è un discorso scientifico. Benché la nostra scienza sismica sia fra le più evolute al mondo, stabilire perché un terremoto accade in una determinata zona non è qualcosa che siamo ancora in grado di spiegare.
Esattamente cento anni fa il Mugello fu colpito da un sisma disastroso. Questo cosa ci suggerisce?
La zona del Mugello, della Garfagnana, la Toscana intera è tutta zona sismica. Abbiamo terremoti nei punti dove si sono verificati anche cento anni fa come in questo caso e nello stesso punto si verificheranno ancora. Ma i calcoli sulla tempistica sono di tipo probabilistico.
Quindi bisogna essere sempre pronti a un eventuale evento sismico?
In zone come queste oggi bisogna puntare tutto sulla prevenzione. Costruire edifici antisismici e mettere in sicurezza quelli che già ci sono. Non si può ragionare in termini di “speriamo non accada più”, perché accadrà ancora. Le case non devono crollare addosso alle persone, che vanno messe nelle condizioni di essere meno vulnerabili possibile.