Il Commissario Luigi Calabresi sarà fra i primi ad essere richiesto dalla magistratura perchè faccia luce sulla strage di Piazza Fontana e sui colpevoli. Il suo nome fino a quel momento è associato alla sua grande attenzione verso tutti i ceti italiani, dal proletariato alla borghesia, fino a chi faceva affari o lavorava nelle campagne. Gestire l’ordine pubblico è una delle sue qualità e per questo inizierà subito a cercare una traccia, facendo leva sugli informatori della Polizia. Nelle ore successive all’attentato, Calabresi interrogherà diversi sospettati, fra cui Giuseppe Pinelli. Un anarchico che morirà lanciandosi dalla finestra al termine degli interrogatori durati tre giorni. Anche se in quel momento assente, Calabresi verrà visto dall’opinione pubblica come l’autore diretto o indiretto di quella morte. Come sottolinea La Repubblica, in realtà il Commissario verrà chiamato dal Questore per un’urgenza e lascerà che gli agenti presenti nella stanza continuino a fare domande a Pinelli in sua assenza. La piazza griderà subito all’omicidio, mentre la magistratura concluderà con una caduta dovuta ad un malore. Nel ’71 tuttavia la Camera firmerà un documento in cui si parla dell’allontanamento di Calabresi come primo atto riparatore morale. Fra i firmatari, ricorda Eugenio Scalfari, anche Umberto Eco e Rossana Rossanda. Nonostante questo, il Commissario non verrà trasferito e la campagna contro di lui continuerà per altri due anni, fino al suo delitto.
Commissario Luigi Calabresi, l’assassinio davanti casa
Luigi Calabresi assassinato a rivoltellate davanti casa: titola così il Corriere d’Informazione il 17 maggio del ’72, il giorno in cui il Commissario verrà ucciso mentre sta salendo in auto per raggiungere l’ufficio. Un proiettile alla nuca e diversi altri, tutti da parte di un ragazzo alto e biondo, che si darà alla fuga scappando a bordo di un’auto guidata da una ragazza. L’omicidio vedrà il vicino Luigi Gnatti come testimone. Sarà lui a vedere il killer fuggire su una 125 blu, poco prima che il mezzo urtasse l’auto di Giuseppe Musico. Inutili i tentativi di soccorrere Luigi Calabresi, che morirà in ospedale in pochi minuti e lascerà vedova la moglie Gemma, in attesa del terzo figlio. Oggi, giovedì 12 dicembre 2019, Rai 1 trasmetterà il film Io ricordo Piazza Fontana in occasione del 50° anniversario della tragedia. Un evento che a lungo ha acceso i riflettori proprio su Calabresi, fra gli investigatori a caccia dei colpevoli fin dai primi istanti. “Non ce la faccio più. Ho paura per la mia vita, ma soprattutto temo che possano fare del male a mia moglie o ai bambini”, dirà due mesi prima del delitto, come riferisce Il Corriere della Sera. Una confidenza fatta all’amico magistrato Ferdinando Pomarici, che rivelerà questo dettaglio solo alcuni mesi più tardi. Di lui ricorda la preoccupazione, ma anche la serenità nonostante i pericoli di cui era consapevole. Così come l’abitudine di non uscire mai di casa con la pistola. “Calabresi assassino”, scriveranno invece i nemici a lettere rosse sui muri di Milano. “Calabresi ancora pochi mesi”, gli veniva scritto invece nelle lettere anonime. A pochi anni di distanza dalla strage, Lotta Continua lo considerava ancora come il colpevole della morte di Giuseppe Pinelli. Addirittura inquadrato come uno dei veri organizzatori della tragedia di Piazza Fontana, ideata ad hoc per piombare sugli anarchici e persino su Giangiacomo Feltrinelli, prima che morisse nell’attentato di Segrate.