Non è mai semplice, per una famiglia, fare il bilancio di fine anno su come sono andate le cose. La vita ti sorprende sempre, e molti sono i fattori che la rendono serena o complicata: dipende dal reddito, dal lavoro, dalla salute, dal modo in cui i figli crescono… Quando poi ci si pone la domanda per le famiglie italiane nel loro complesso, la risposta è ancora più complicata, perché “a qualcuno è andata bene, ad altri meno bene, ad altri ancora decisamente male”.
Quello che però è sicuro è lo scarsissimo impatto positivo avuto dalla politica sulla vita delle famiglie nel 2019. Tra cambi di governo, progetti di leggi di stabilità, promesse di gratuità e di assegni unici, il 2019 si conclude con un sostanziale “nulla di fatto”, che lascia le cose più o meno così come stavano all’inizio dell’anno. Purtroppo avevano ragione gli Jalisse in un Sanremo ormai dimenticato: “Fiumi di parole” a favore della famiglia, ma in sostanza ben poche scelte concrete.
Purtroppo però non ci si può nemmeno rifugiare nel pensiero che “almeno non hanno fatto danni”, perché la vita continua, e le famiglie non sono ferme, ma ogni anno, ogni mese, ogni minuto devono fare i conti con le proprie responsabilità educative, con le bollette, le tasse e i mutui da pagare, i servizi socio-sanitari da utilizzare, soprattutto per i propri parenti fragili… E così, ogni anno che passa le famiglie diventano sempre più fragili, e le loro scelte di vita sempre meno generative, sempre più difensive, sempre più rinsecchite.
E allora ci conviene forse ricordare un numero che più di altri evidenzia la perdurante fatica delle famiglie, che riguarda il 2018, ma è confermato anche dalle stime Istat sui primi mesi del 2019: le nascite avvenute nel nostro Paese, scese (in costante e drammatico calo) fino a 439.747 bambini.
Un numero davvero impensabile, anche solo dieci anni fa, quando già sembrava che si stesse toccando il fondo della denatalità nel nostro Paese; eppure comprensibile, questo crollo apparentemente inarrestabile, se si pensa che tuttora in Italia la semplice nascita di un figlio è la seconda causa di povertà per una famiglia (la prima è ovviamente la perdita del lavoro, altro tema, peraltro, ben poco incoraggiante nel 2019); il che rende l’Italia un paese oggettivamente in-civile, ma soprattutto privo di speranza.
Eppure di politiche di sostegno alla natalità si è parlato tanto nel 2019, sia prima che dopo il ribaltone che ha portato dal governo “Conte 1 giallo-verde” al “Conte 2 giallo-rosso”; ma ancora una volta, le famiglie si sono sentite ripetere: “tutto giusto, ma non ci sono soldi: se ne riparla l’anno prossimo”. Così, le famiglie in Italia chiudono il bilancio 2019 con ben pochi risultati in attivo, e con la consueta ed ormai usurata promessa dell’anno che verrà.
Ma questa oggettiva insoddisfazione potrebbe essere anche la premessa per una maggiore consapevolezza, rispetto all’agenda 2020, che non basteranno le parole, a chi sostiene di essere “amico della famiglia”. Serviranno fatti, su cui si dovrà effettuare un controllo feroce, senza sconti o indulgenze: e dovranno essere le famiglie e le loro forme aggregative a vigilare, a svolgere quel ruolo di “cane da guarda” (watchdog”, come dicono gli anglosassoni) nei confronti di una politica che sa parlare, ma non sa passare dalle parole ai fatti.
Eppure proprio le famiglie, pur nel deserto delle politiche pubbliche, un piccolo segnale di speranza l’avevano lanciato, e un piccolo numero, emerso nel 2019, possiamo ricordarlo con piacere: si tratta di quei 4.491 matrimoni in più celebrati nel 2018 (rispetto al 2017), su un totale di 195.778 matrimoni (Istat, dati al 2018).
Davvero temerarie, queste quasi 200mila coppie che nel 2018 hanno scommesso su un progetto di vita familiare, impegnandosi pubblicamente nel matrimonio. A conferma che la speranza e il desiderio di futuro nel nostro Paese ci sono ancora, e che la famiglia ne è parte integrante, anzi, ne rigenera la possibilità: nonostante una colpevole e continua indifferenza – quando non ostilità – di chi avrebbe la responsabilità del bene comune.