Una donna millantava di essere la figlia segreta del cardinale Camillo Ruini per raggirare i suoi clienti. Era una delle due “imprenditrici” finite alla sbarra per la truffa delle bollette scontate. Le due truffatrici dicevano di avere referenze di porporati “in alto” per il loro “Centro Studi Vaticani”. Questa agenzia, in zona Casilina, offriva la possibilità di pagare le bollette di qualunque ente a prezzi stracciati. Si potevano stipulare anche polizze assicurative al costo ridotto del 50 per cento, ma in alcuni casi si arrivava pure al 70 per cento. Per ottenere questi “sconti” bisognava pagare in contanti alle “mediatrici”. La vicenda è stata ricostruita dall’AdnKronos, che ha spiegato anche come facevano a dimostrare che il pagamento veniva effettuato. I clienti ricevevano il bollettino con un sigillo vaticano sopra. Per il cliente questa era una certificazione della quale non sospettavano, anzi erano contenti del risparmio e della benevolenza dell’ex presidente Cei, la cui firma era ovviamente falsa. La si trovava in calce al documento di ratifica mostrato dalle due truffatrici. Il cliente soddisfatto del risparmio consigliava l’agenzia che quindi col passaparola allargava il suo giro di affari.
SI SPACCIA PER FIGLIA DEL CARDINALE RUINI: LA TRUFFA DELLE “BOLLETTE SCONTATE”
E parliamo di un giro di affari di diverse migliaia di euro, tenendo conto solo dei casi accertati. Ieri comunque nell’aula della VII sezione penale di Piazzale Clodio si sono presentate davanti al giudice monocratico Simona Calegari diverse vittime, tra cui un ristoratore che aveva consegnato 5mila euro in contanti alle due donne e la funzionaria di un ente di fornitura gas che le ha denunciate ai carabinieri. Quest’ultima ha infatti notato i mancati pagamenti di diversi clienti, ma è stata perfino accusata dalle imputate di aver rubato lei i soldi consegnati dai clienti. In realtà l’ente, una volta constatato l’ammanco, contattava il cliente moroso che a sua volta spiegava di aver pagato attraverso il fantomatico “Centro Studi Vaticani”. Contattate dal reale creditore, le donne parlavano di problemi al conto corrente, ritardando così i tempi di presentazione della denuncia, presentata poi anche da una nota compagnia assicurativa. Quando le ingiunzioni di pagamento sono diventate numerose e sono state seguite dal distacco delle utenze, sono partite le indagini. Condannate un mese fa a sei anni per nove episodi simili, denunciate dalla gendarmeria vaticana per uso di sigilli contraffatti, ora devono rispondere di falso ideologico, truffa, appropriazione indebita, contraffazione di sigilli e sostituzione di persona.