Il casolare dove 40 anni fa il giovane giornalista Peppino Impastato fu ucciso ad appena 30 anni dalla mafia, sarà ristrutturato e messo a disposizione della collettività. E’ questa la buona notizia che sarà data oggi nel corso della nuova puntata de Le Iene. A stabilirlo è stato un protocollo firmato dalla Regione Sicilia, città di Palermo e Comune di Cinisi, che esproprierà il casolare già considerato di interesse culturale. Il delitto di Peppino Impastato si consumò proprio nelle campagna di Cinisi nella notte tra l’8 ed il 9 maggio 1978. Ad ucciderlo fu la mafia, alla quale il giornalista si era opposto per tutta la sua giovane vita con forza. A parlarne alla trasmissione di Italia 1 era stato Ismaele La Vardera in un servizio di qualche tempo fa in cui faceva conoscere proprio ai telespettatori de Le Iene questo vecchio casolare, luogo del delitto nonché il posto in cui c’è l’ultimo respiro del giornalista ucciso. Un luogo di memoria così importante al punto da essere dichiarato bene di interesse culturale che ogni anno ospita migliaia di studenti e non solo che giungono in visita. Il casolare tuttavia, si trova in condizioni pietose ed il proprietario, l’unico che avrebbe potuto fare qualcosa, non ha mai fatto nulla.
CASOLARE PEPPINO IMPASTATO UCCISO DALLA MAFIA: “SARÀ RECUPERATO”
Il casolare appartiene ad un farmacista di Cinisi che dopo averlo comprato lo ha totalmente abbandonato a se stesso. Una vera e propria offesa per la memoria di Peppino Impastato, come sostenuto anche dal fratello del giornalista ucciso dalla mafia. Il Comune di Cinisi aveva chiesto per questo di venderlo e, fiutato l’affare, il farmacista lo aveva messo in vendita alla cifra da capogiro di 500 mila euro (sebbene non ne valesse più di 80mila). “Dovrebbe essere curato, messo in sicurezza. Così è uno scempio”, aveva detto Giovanni, fratello di Peppino, a Ismaele La Vardera. La Iena si è così recata direttamente al proprietario del casolare per chiedere spiegazioni, ma l’uomo non ha mostrato alcun imbarazzo per la situazione: “Non sto speculando”. Incalzato da Ismaele, non ha fatto nessun passo indietro ed anzi ha proseguito: “Lei deve fare quello che dico io, pagare 500mila euro”. Ora però le cose cambieranno in quanto dopo l’approvazione del protocollo per il recupero del casolare, nessuno possa più lucrare sul luogo dove Peppino è stato ucciso dalla mafia.