Il Premier Conte prima minaccia, poi “promette” querela contro il quotidiano “Il Tempo” per l’inchiesta a puntata in questi giorni portata avanti dal direttore Franco Bechis e riguardante il “suocero” del Presidente del Consiglio, ovvero il padre di Olivia Paladino. Ma la denuncia arriverà solo dopo l’uscita di scena di Conte a Palazzo Chigi, come fatto sapere dal portavoce Rocco Casalino con un messaggino recapitato proprio al direttore del “Tempo”: «Il Presidente ha chiarito sin dall’inizio del suo mandato che non agirà mai contro la stampa approfittando della sua veste di Presidente del Consiglio. Ha rinunciato a iniziative di tutela giudiziaria sin quando sarà Presidente, perché non vuole approfittare di una eventuale asimmetria di posizioni. Ma quell’articolo e in particolare il titolo è gravemente diffamatorio. Quando terminerà l’incarico questa causa per diffamazione sarà la prima che farà», così avrebbe scritto il portavoce di Giuseppe Conte al giornalista de Il Tempo che nei giorni scorsi ha provato a far luce sui presunti guai fiscali del suocero Cesare Paladino. Di contro la prima pagina del 15 dicembre del quotidiano romano recava un Premier Conte in versione balestrato-fisico scultoreo: una presa palese in giro per lamentare l’azione “preventiva” del Premier, «l’annuncio di querela “quando non sarò più premier” ha un solo scopo, zittirci. Vietato criticarlo finché dura: e allora ci adeguiamo, signor presidente, così va bene?» e sotto la foto campeggiante un Premier in forma palestrata con tanto di scritta “Conte è un figo”.
L’INCHIESTA DEL TEMPO CONTRO IL PREMIER CONTE
L’inchiesta portata avanti da Bechis su “Il Tempo” riguarda nello specifico alcune aziende di cui è azionista la fidanzata di Giuseppe Conte e amministratore il padre Cesare Paladino: nei documenti presentati dal quotidiano romano si sottolinea come le aziende immobiliari in questione (una controlla anche l’Hotel Plaza di Roma, ndr) da anni non verrebbero al fisco, all’Inps e agli enti locali il dovuto, sostenendo di «non poterlo fare per mancanza di liquidità». Per Bechis, come scritto in una delle tante risposte in prima pagina del Tempo agli attacchi di Palazzo Chigi, «Quando le cose si stavano mettendo davvero male, è arrivato un aiuto legislativo decisivo: quello del decreto fiscale emanato nell’ottobre 2018 a prima firma dello stesso presidente del Consiglio, Conte, che conteneva la cosiddetta “rottamazione ter” delle cartelle esattoriali, ribattezzata “pace fiscale” da quel governo». Cesare Paladino, secondo Bechis – che cita le relazioni del revisore dei conti regolarmente depositate in Camera di Commercio – era stato informato dei rischi penali nell’adesione alla rottamazione ter «perché le cifre evase (decine di milioni di euro) superavano ampiamente le soglie di punibilità». Non solo, vi sarebbero altri precedenti del “suocero” del Premier per altre evasioni poco lecite nelle aziende da lui controllate, sempre citate da Il Tempo: «la libertà di stampa ha sempre un contrappeso nella legge, che offre il diritto di replica e se uno si ritiene offeso anche il diritto di querelare per diffamazione. Ce l’ha qualsiasi cittadino, perché non dovrebbe averlo il presidente del Consiglio? Personalmente non vedo i margini per una querela del premier su quanto scritto, essendo pura cronaca dei fatti tratta da documenti che ovviamente produrrei in qualsiasi giudizio», conclude Bechis conscio che siamo probabilmente solo all’inizio dello scontro mediatico-giudiziario con l’inquilino di Palazzo Chigi.