Colpo di scena nella triste vicenda, oggetto della puntata odierna di “Quarto Grado” dell’omicidio di Yara Gambirasio, uccisa nell’autunno del 2010. Massimo Giuseppe Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo in data 12 ottobre 2018, poiché riconosciuto come unico colpevole, potrebbe ottenere la revisione del processo: è la rivelazione effettuata dal settimanale “Oggi”, che annuncia il ritrovamento di nuovi reperti di cui la Procura aveva costantemente asserito di non disporre. Così, stando a quanto riporta il sito internet della testata giornalistica, “le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio potrebbero ripartire non solo perché i suoi difensori lo hanno chiesto e ottenuto, ma anche perché la parte civile, e in particolare l’avvocato Andrea Pezzotta che tutela la famiglia di Yara, non si è opposto. Anzi, è totalmente d’accordo, tanto che ha anticipato i difensori di Bossetti e 48 ore prima del deposito della loro istanza, sabato 7 dicembre ha depositato in Corte d’Assise una propria istanza nella quale ha chiesto che i reperti vengano custoditi e conservati in maniera corretta, ne sia inibita la distruzione e siano disponibili a ‘un accesso e una ricognizione’ fatti alla presenza di tutte le parti in causa”.
YARA GAMBIRASIO: BOSSETTI È DAVVERO” IGNOTO 1”?
Come vi raccontavamo lo scorso 7 dicembre sulle colonne de Il Sussidiario.net, è proprio dagli abiti della giovane vittima che il muratore di Mapello potrebbe ricavare una speranza. Bossetti ha sempre urlato la sua totale estraneità ai fatti e, secondo quanto riferito dal consulente di parte Marzio Capra a “Quarto Grado”, è possibile che ci siano “delle tracce non ancora analizzate, non ancora ispezionate. Riteniamo che queste tracce con le metodologie che oggi sono disponibili ci possano fornire delle risposte più precise di quelle che erano state date a suo tempo. Ci aspettiamo che i reperti ci vengano fatti visionare e ispezionare. Dalle tracce che troveremo decideremo come muoverci. Ricordiamo che sul corpo di questa ragazza sono stati trovati numerosissimi altri Dna. Da genetista le dico che due strutture pilifere di un altro soggetto, sotto i vestiti della ragazza, sono importanti quanto il Dna sulle mutandine, però questo non è stato valorizzato”. La domanda sorge spontanea: è lecito, a questo punto, ipotizzare che Ignoto 1 non sia Massimo Bossetti? “Io dico che ci sono dei dubbi clamorosi che non sono mai stati risolti”, ha ribattuto Capra.
YARA GAMBIRASIO: CRONACA DI UN DELITTO CHE HA COMMOSSO L’ITALIA
Venerdì 26 novembre 2010 la tredicenne Yara Gambirasio si recò nel centro sportivo di Brembate di Sopra per svolgere il suo consueto allenamento di ginnastica ritmica. Erano circa le 17.30 e la sessione sarebbe durata indicativamente un’ora. Dalle 18.40, poi, il buio totale. Nessuno sapeva dove si trovasse Yara, che abita a soli settecento metri dalla palestra. Le telecamere di sorveglianza in zona erano tutte fuori uso. L’ultimo segnale lanciato dal suo telefono cellulare risale alle 18.55, localizzato in via Ruggeri mediante la cella di Brembate di Sopra. Passarono quindi tre mesi prima che il corpo della ragazza fosse ritrovato casualmente da un aeromodellista in un campo a Chignolo d’Isola, distante 10 chilometri da Brembate di Sopra. Come ricordano le cronache di quei giorni, furono rilevati “numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo”. Successivamente si è ipotizzato che la morte sia stata una conseguenza dell’aggressione, ma sia sopraggiunta in un secondo momento per effetto dei rigori della notte e dell’indebolimento fisico provocato dalle ferite.