Annalena Benini incontra Francesco Piccolo, lo scrittore delle polemiche, per il programma televisivo Romanzo Italiano. Piccolo sarà uno dei protagonisti della prima puntata in onda oggi alle 18 su Rai 3, per raccontarsi e raccontare la genesi dei suoi romanzi più di successo, da Il desiderio di essere come tutti, con cui nel 2014 ha vinto il Premio Strega, a L’animale che mi porto dentro, il libro mezzo autobiografico che ha contribuito ad accrescere la sua fama di maschilista. È nei Giardini della Flora di Caserta, dove oggi passeggia con la Benini, che si ritrovano i protagonisti del suo ultimo controverso lavoro letterario. Francesco è uno scrittore dalla personalità affascinante, di quelli che suscitano curiosità più per la loro vita personale, che per le loro ultime uscite. Ne è consapevole? “Certo”, ammette in un’intervista al Corriere. “Sono io stesso a provocarla. Il vero e il falso, il semi-vero e il semi-falso, devono assomigliare a me il più possibile. Ma il Francesco Piccolo personaggio letterario fa come gli pare”.
Francesco Piccolo: “Sono brutale e arrogante”
Fa come gli pare sì, e per questo viene tacciato di cattiveria e brutalità. D’altra parte, il titolo è abbastanza eloquente: L’animale che mi porto dentro. Nel suo ultimo romanzo, Francesco Piccolo tira fuori il peggio dell’uomo medio italiano, tutti i suoi vizi, tutte le sue bestialità. Ciononostante, Piccolo non si fa remore prima di ammettere che è una storia in parte autobiografica: “L’animale dentro di me esiste, lo dico serenamente. La persona che ha quella brutalità e quella arroganza e quella violenza sono io. Ma poi non posso rivelare quali accadimenti siano reali e quali no, altrimenti l’autobiografia letteraria morirebbe”. Si spera solo che non ne sia compiaciuto né che voglia autoassolversi: “Dire che siamo superficiali e che non riusciamo a diventare migliori, che non progrediamo se non di qualche millimetro rispetto ai chilometri che dovremmo fare, non mi pare autoassolutorio. Escludo di aver scritto per autoassolvermi. Che poi io, tentando di denunciarmi, finisca per autoassolvermi è possibile”.
Francesco Piccolo prende le difese della sua opera
La sostanza è che Francesco Piccolo è stato accusato di essere maschilista o peggio, un bruto. Viene da chiedersi se non abbia paura delle conseguenze, se non creda, cioè, di aver sdoganato e quasi legittimato certi comportamenti balordi e disordinati (come, per esempio, il tradimento del coniuge). Lui si difende: “Io credo che raccontare sia necessario per migliorare. Nel caso delle forze ‘fascistissime’ se non le conosci non le puoi affrontare o sconfiggere politicamente. L’avversario va studiato e capito. Considero assurda la posizione di chi dice: ‘Io non andrei mai a cena con Trump. E nemmeno con Berlusconi o con Salvini’. Io riterrei quelle cene molto interessanti, per capire chi sono davvero, che cosa pensano. Quindi…”. Quindi: “Se racconto che dentro di me c’è una bestia pericolosa, che quando esce fuori fa male ed è socialmente devastante, non mi si può dire che io aderisca a quel modello”.