Manca la legge che autorizzi il suicidio assistito, ma dopo che la Corte costituzionale ha spiegato che i giudici possono valutare se esistano certe condizioni di sofferenza, e dunque assolvere, era ovvio che Marco Cappato venisse assolto. Devo dire che la sentenza pronunciata dalla Consulta era stata interpretata come un pareggio tra valutazioni di diritto che danno la precedenza all’indisponibilità del bene della vita e quelle che esaltano il diritto alla morte e all’autodeterminazione con il conseguente coinvolgimento di altri attori innocenti a prescindere.
Tutto vero. Ma il clima sociale e la cultura dominante sono tali che in caso di pareggio formale, poi in pratica vince l’idea di libertà e di bene comune che alla fine è eutanasia. Per cui se la Consulta dice: si può assolvere, la traduzione operativa è: si deve assolvere, anzi benedire.
È quanto è accaduto ieri in aula. Dove la pm Tiziana Siciliano ha tirato le fila del discorso ottenendo piena soddisfazione dai giudici. Ha detto: “Alla luce delle conclusioni della Corte Costituzionale del 2019 Marco Cappato deve essere assolto perché il fatto non sussiste. Chiediamo l’assoluzione in maniera convinta ritenendo che il fatto non sussiste, la fattispecie incriminatrice non corrisponde agli elementi fattuali di cui siamo in possesso”. Dj Fabo “è stato libero di scegliere di morire con dignità”, ha detto in aula Siciliano.
Se non avesse cioè deciso di farsi aiutare a suicidarsi non sarebbe morto con dignità? Certo: rispetto e ancora rispetto. Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo, era di sicuro una bella persona, e Marco Cappato ha agito secondo coscienza. Si potevano trovare da parte dei magistrati formule meno entusiaste. Figuriamoci. Immaginiamo se avessero individuato non dico una colpa, ma qualche riserva: sarebbero stati lapidati. Dunque tutto è scivolato verso quella che Repubblica definisce una “sentenza annunciata”.
Come ha detto l’ex deputato radicale: “Non finisce qui”. Questo processo gestito con tragica abilità tecnica (complimenti al formidabile avvocato Massimo Rossi), in combutta con la sciagurata inettitudine parlamentare, e la partecipazione pilatesca della Consulta, avvicina il tempo dell’eutanasia proclamata in questa età post-cristiana come pienezza della libertà. Che dire? Riposa in pace dj Fabo; un po’ meno in pace, un tantino inquiete è il caso che invece siano le nostre coscienze.