Come abbiamo più volte sottolineato, l’intenzione da parte di Trump di ritirarsi progressivamente dal teatro siriano consentirà anche alla Russia – oltre che alla Turchia – di colmare questo vuoto di potenza e di sostituire la presenza americana proiettando la propria politica di potenza sullo scacchiere mediorientale, in particolare su quello siriano.
In estrema sintesi, quali sono le motivazioni politiche che hanno indotto la Russia a essere presente in Siria?
In primo luogo, la Russia agisce in Siria in un’ottica squisitamente geopolitica e proprio in tale contesto vanno letti i due contratti siglati tra la Russia e la Siria per lo sfruttamento delle risorse energetiche, petrolio e gas, che fra l’altro dovrebbero sul medio-lungo termine consentire alla Russia di bilanciare il costo dell’impegno militare in Siria. È noto infatti agli analisti internazionali che la Siria possiede riserve di gas naturale per 8,5 trilioni di metri cubi e le esportazioni sia di petrolio che di gas hanno rappresentato un quarto delle entrate governative prima del 2011, rendendola il primo produttore nel 2011 di petrolio e gas del Mediterraneo orientale.
In secondo luogo, la Siria riveste un ruolo rilevante per la Russia perché costituisce un crocevia energetico e marittimo grazie alla sua collocazione geografica con l’Europa e il mondo arabo.
In terzo luogo, ciò che determina la prassi politica spregiudicata della Russia in Siria è certamente il consolidamento dell’alleanza con l’Iran: infatti in collaborazione con Teheran, e naturalmente con la Siria, la Russia sta investendo anche in infrastrutture minerarie, di telecomunicazione ed elettriche.
In quarto luogo, uno degli investimenti russi di maggiore significato geostrategico sarà quello per la costruzione di una centrale elettrica vicino a Latakia, dove è presente la base aerea russa di Hmeimim, posta in essere nel 2015, e la base navale di Tartus, che è l’unica base navale russa nel Mediterraneo, realizzata grazie a un accordo siglato nel 1971 tra Leonid Brežnev e il presidente siriano Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente Bashar. Ebbene, il fatto che tale accordo sia stato rinnovato nel 2017 consentirà alla Russia di usufruire per altri 49 anni della base navale e di consolidare la sua potenza marittima, cioè la Flotta del Mar Nero, in funzione di contenimento americano.