Giorgio Armani è un Paperone? Senza dubbio. Ma lo stilista non vuole apparire più ricco di quanto sia in realtà. Questo il senso dell’intervista concessa alla fashion editor del Guardian, Hannah Marriott, in cui Armani ha consigliato di non prendere troppo sul serio la classifica stilata da Forbes che lo ha inserito in terza posizione nella graduatoria riservata ai più ricchi d’Italia. Giorgio Armani, arrivato alle spalle soltanto di Leonardo Del Vecchio, patron della Luxottica, e di Giovanni Ferrero, manager del colosso mondiale della cioccolata, ha dichiarato:”Ci sono delle persone che si stanno nascondendo”. Il direttore creativo dei marchi Emporio e Giorgio Armani, nonché presidente e AD di Armani Group, ha suggerito alla Marriott di prendere “con le pinze” anche la stima del suo patrimonio personale, valutato da Forbes in 11 miliardi di euro.
GIORGIO ARMANI: “IO TERZO PIU’ RICCO D’ITALIA? ALTRI MILIARDARI SI NASCONDONO…”
C’è da dire che la stima del patrimonio netto di Giorgio Armani effettuata da Bloomberg è significativamente inferiore a quella stilata da Forbes: 6,63 miliardi di dollari contro 11. Una somma che però, a dispetto delle osservazioni dello stilista sui miliardari che si starebbero “nascondendo”, fa di lui in ogni caso il quinto Paperone d’Italia del Billionaires Index. Armani, che come riportato da Katherine Clarke, del Wall Street Journal, proprio in questi giorni ha acquistato a New York un attico appartenuto al suo vicino, l’AD in partenza di T-Mobile John Legere, per “circa 17,5 milioni di dollari”, è comunque consapevole del fatto che il suo stile di vita fatto di lusso e stravaganze ha contribuito a creare nell’immaginario collettivo l’idea di un brand esclusivo. A tal proposito lo stilista ha dichiarato:”Essere conosciuto per quanto guadagno ha aiutato il marchio rendendolo il massimo del lusso“. Forse anche per questo motivo l’italiano non è un fan del “tiro al miliardario“. “Non mi piace“, ha detto in riferimento alla tendenza che negli ultimi mesi, sia nella campagna per le elezioni britanniche, sia nelle primarie dei Democratici Usa, ha messo al centro i miliardari e le istanze di redistribuzione della ricchezza, oggi detenuta in gran parte nelle mani di pochi Paperoni.