Innumerevoli le ipotesi che si leggono sui giornali relative alla improvvise dimissioni del ministro dell’Istruzione Fioramonti, arrivate alla vigilia di Natale e che inevitabilmente hanno causato uno scossone al governo. Si va dalle quasi barzellette, come i 70mila euro che l’ex ministro non avrebbe versato al Movimento come da statuto interno, all’ipotesi di un ruolo importante nel nuovo partito che il premier Conte (che ha prontamente smentito) starebbe approntando. Secondo Paolo Becchi, filosofo del diritto e opinionista, “in realtà il buon sangue tra di lui e Luigi Di Maio non c’è mai stato. Molti poi non sanno che Fioramonti non è neanche un appartenente al M5s, è stato scelto quando Di Maio ha deciso, come ha detto lui, di aprire il movimento alla società civile portando dentro dei tecnici. Fioramonti è stato sempre mal visto anche per questo. Quello che è certo è che queste dimissioni erano nell’aria, ma è stato scelto il momento sbagliato”.
Non molti ricordano che a inizio ottobre scorso scoppiò uno scandalo che mise in serie difficoltà Fioramonti, quando Il Giornale pubblicò suoi tweet di quando non era ministro, pieni di insulti pesanti contro la polizia e anche Silvio Berlusconi. Allora Di Maio non prese le sue difese e non gli parlò neanche di persona. Cosa ci dice questo fatto?
Sicuramente già da un po’ non correva buon sangue tra i due. Va detto che Fioramonti era già sottosegretario all’Istruzione e fu scelto per modalità puramente istituzionali. In molti poi non sanno che non è un 5 Stelle, è stato scelto quando Di Maio ha per così dire deciso di aprire ai tecnici, di aprirsi alla società civile acquisendo, così disse, persone che non hanno niente a che fare con il Movimento.
Per cui c’è ben altro che la protesta per i mancati fondi alla scuola?
Sicuramente le dimissioni erano nell’aria, ma non erano programmate così presto. Anche perché, se è vero che stava pensando a un gruppo parlamentare autonomo, per arrivare a venti parlamentari e trovare il sostegno di un’altra lista, ci sarebbe voluto più tempo.
E invece perché queste dimissioni “natalizie”?
Evidentemente qualcuno ha spifferato in giro cosa c’era per aria, e lui ha preso al balzo l’occasione per andarsene con una denuncia che lo ha reso una sorta di eroe, invece di essere mandato via o costretto a farlo. Penso che la decisione sia stata presa d’accordo con i 5 Stelle, per non mostrare pubblicamente le problematiche che ci sono al loro interno.
A proposito, il M5s continua a scendere nei sondaggi e appare in stato sempre più confusionale, come vede la situazione interna?
Da adesso alle elezioni regionali non ci saranno grosse novità. Penso siano tutti nell’attesa del voto per vedere se Salvini ottiene una conferma o se questa sua marcia continua subisca una battuta d’arresto. Lo dimostra il fatto che anche quelli che hanno votato la fiducia, sulla base dei regolamenti interni avrebbero dovuto essere espulsi ma così non è stato; e anche Paragone, che con quello che dice è ormai fuori dal Movimento, non è stato neanche mandato ai probiviri.
Qualcuno dice che Fioramonti vuole un posto nel partito che Conte starebbe pensando di lanciare. Che ne pensa?
Non succederà nell’immediato. Conte deve dimostrare di non pensare a se stesso ma al governo. Ecco perché è stata sbagliata l’operazione Fioramonti: è stata fatta nel momento più sbagliato.
Perché?
Perché se vuoi lanciare un partito nuovo, lo fai quando le elezioni nazionali sono imminenti. Così invece indebolisci il governo e indebolisci te stesso. Probabilmente anche qui stavano per uscire notizie riservate e Fioramonti ha dovuto anticipare i tempi. Che senso ha fare un partito nuovo se vuoi far durare la legislatura fino al 2023 come dice Conte?
Il ministero dell’Istruzione intanto è stato sdoppiato: cos può dirci del neoministro della scuola, Lucia Azzolina, del M5s? Appartiene a qualche area del Movimento?
Anche qui la scelta è stata dettata dal fatto che era sottosegretario all’Istruzione, per cui si tratta di un automatismo istituzionale. È u profilo senz’arte né parte, hanno messo una persona che non crei problemi come Fioramonti. L’idea invece di mettere all’università Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori e rettore della Federico II di Napoli, la più importante università del sud Italia, è puramente di facciata, una scelta simbolica per far credere che adesso ci si occuperà di una università che non ha nemmeno i soldi per comprare i libri o fare ricerca.
Si era parlato di Nicola Morra, grillino della prima ora come ministro dell’Istruzione. Come mai secondo lei non è stato scelto?
Morra ricopre un ruolo molto importante come presidente della Commissione antimafia, ma sono sicuro che se glielo avessero proposto avrebbe detto sì di corsa. Il fatto che abbiano sdoppiato il ministero per accontentare il Pd pur avendo un candidato fortissimo come Morra mi fa pensare che il M5s non si renda conto che questo governo ha i mesi contati.
Zingaretti infatti era infuriato per le dimissioni di Fioramonti.
Quello che dice Zingaretti è del tutto irrilevante, è una nullità politica. Il problema del Pd non è tanto il Pd, il problema è non avere una guida adeguata. Per fortuna c’è Renzi, sarà lui a far saltare lui il governo. Sta aspettando le nomine che ci saranno a marzo per staccare la spina.
(Paolo Vites)