Sono trascorsi 38 anni dalla tragedia che vide protagonista la giovane Palmina Martinelli, all’epoca 14 anni di Fasano, arsa viva da due ragazzi che volevano costringerla alla prostituzione. A far riaccendere i riflettori sul caso è stato il giornalista Giovanni Terzi, che tra le pagine di Libero ha intervistato Lello Di Bari, l’infermiere che si prese cura della ragazzina. Palmina solo in punto di morte rivelò i nomi di chi le diede fuoco, ma la Cassazione 30 anni fa la smentì bollando il caso come suicidio. Se fosse sopravvissuta alla crudeltà dei suoi aguzzini, scagionati, sarebbe stata processata, e chissà forse anche condannata, per calunnia. Lello Di Bari non dimenticherà mai quel drammatico 11 novembre 1981. Era diventato infermiere da poco tempo e lavorava presso l’ospedale di Fasano quando giunse Palmina, accompagnata dal fratello Antonio. Il suo corpo era devastato dalle fiamme per il 70% e Lello fu il primo a soccorrerla: “In quel momento era lucida ma il suo corpo era devastato dalle ustioni”. Palmina conosceva bene Lello e si aggrappò a lui: “gridava di essere salvata, supplicava di far terminare quel dolore infernale”. L’unica parte del corpo a non essere stata intaccata dalle fiamme fu il volto. Palmina, come racconta l’infermiere, si era ribellata al volere dei suoi aguzzini scrivendo una lettera dalla quale emergeva la sua indole diversa dal contesto in cui viveva, ma questa fu presa dagli inquirenti come prova di una presunta volontà suicida. In realtà, la giovane in quella missiva “annunciava il suo addio per sempre perchè voleva andarsene, fuggire dalla sua famiglia in quanto aveva capito che anche lei sarebbe finita a prostituirsi”.
PALMINA MARTINELLI, 14ENNE ARSA VIVA “È STATA UCCISA”
A trovare Palmina Martinelli, fu il fratello Antonio: la 14enne era in bagno, sotto la doccia, mentre tentava di spegnere le fiamme su corpo. Ma quel giorno non vi era acqua per via di un malfunzionamento dell’acquedotto. All’ospedale di Fasano rimase circa 45 minuti ma il posto più idoneo per un caso gravissimo come il suo era il Centro grandi ustioni di Bari, dove poi fu trasferita. E qui fu raccolta la sua testimonianza prima di morire. Interrogata dal pm dopo essere stata fatta uscire dal coma farmacologico indotto, la ragazzina raccontò quanto accaduto facendo i nomi di “Giovanni ed Enrico”, indicati come i responsabili che adoperarono “alcol e fiammifero”. Ma quella testimonianza, dice oggi Lello Di Bari, “non è servita a nulla e per la giustizia sarebbe addirittura un atto calunnioso nei confronti di Giovanni Costantini ed Enrico Bernardi“. I due gestivano insieme alla mamma della 14enne un giro di prostituzione in provincia di Bari. Entrambi, come raccontato dall’infermiere, vennero condannati per induzione alla prostituzione ma non per l’omicidio di Palmina. Di Bari divenne successivamente sindaco di Fasano rimanendo in carica dal 2007 al 2015 e durante la sua amministrazione fece intitolare una piazza alla giovane Palmina. “Avevo 28 anni quando vidi quella ragazzina arrivare completamente arsa viva in ospedale. Rimasi sconvolto da quella immagine e dalla sua sofferenza così come rimasi colpito dalla assoluzione ‘per non aver commesso il fatto’ dei due ragazzi accusati”, ha commentato l’ex infermiere. Nonostante quanto stabilito dalla legge, oggi Di Bari commenta secco: “Palmina è stata uccisa, e ora che hanno riaperto l’indagine spero si riesca finalmente a stabilire chi è stato”.