Esclude di voler guidare un partito e intende restare in politica. Lo ha detto ieri Conte a Repubblica. Un messaggio al suo principale antagonista, Matteo Salvini, che a Libero ha dichiarato di studiare da premier. “La prima opzione di Conte è succedere a Mattarella”, dice Fabrizio d’Esposito, notista politico del Fatto Quotidiano. Piaccia o no, il quadro politico dipenderà da Denis Verdini e dal voto in Emilia.
Il presidente del Consiglio non si vede come nuovo Cincinnato: intende restare in politica, ha detto a Repubblica. Ma per fare cosa?
Conte doveva innanzitutto dire no ai malpancisti di M5s intenzionati a uscire dal Movimento per formare un gruppo a suo nome. Lo ha fatto nella conferenza di fine anno. Un “partito” contiano nella maggioranza avrebbe fatto cadere il governo.
Quindi al momento Conte non è interessato ad avere un suo gruppo parlamentare. E poi?
Ha capito che con Di Maio il movimento sta esplodendo, ma non intende logorarlo. Preferisce aspettare. Intanto ha incassato l’endorsement di Zingaretti, che lo ha lodato come uomo di centrosinistra capace di leadership.
Chi è oggi Conte?
Un politico cattolico che guarda a sinistra. Verrebbe spontaneo il paragone con Andreotti, quello del “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, invece Conte mi pare più un’estrazione del moroteismo. Ha la stessa sensibilità di Mattarella e nei sondaggi vale più di Salvini. E per il M5s, a differenza di Di Maio, è una risorsa.
Tutto questo dove ci porta?
Conte ha diverse opzioni. La prima è succedere a Mattarella, il quale sta già monitorando chi può essere eletto al posto suo nel 2022.
E Conte si è messo in corsa.
Sì; a meno che non si voglia andare su candidati della vecchia guardia, alla Prodi per intenderci. A mio avviso però Prodi appartiene a una stagione passata.
Ma a Grillo e al Pd piacerebbe.
Sì, ma non credo che sarà il vero candidato. Forse assisteremo a una partita Conte-Franceschini, chissà. Conte potrebbe essere la vera sorpresa dell’elezione al Quirinale. In fondo è l’uomo che ha già interpretato due stagioni politiche.
La seconda opzione di Conte?
Dipende dalla legge elettorale: la mia previsione è che si adotterà il sistema spagnolo con sbarramento. Potrebbe essere un sistema elettorale tale che non ci saranno coalizioni prima del voto, ma solo dopo.
Dunque una legge elettorale si farà.
Sì, a meno che Salvini e Renzi non facciano saltare il banco dopo le regionali in Emilia-Romagna. Potrebbero far morire la riduzione dei parlamentari e andare a votare con il Rosatellum.
Vuol dire che il patto Renzi-Salvini c’è.
C’è una figura, quella di Denis Verdini, che parla con entrambi, ha legami “familiari” con uno e amicali con l’altro. Quindi c’è uno scambio di informazioni a distanza tra i due Mattei. Dopo di che, il patto può esserci nel momento in cui i due hanno reciproca convenienza a fare qualcosa.
Come far cadere il governo e andare alla urne?
Renzi è incerto sulla convenienza ad andare al voto, ma se realizza che il Rosatellum gli consente di ottenere 10-15 deputati e si convince di non poter aspettare chissà quanto tempo per un partito che non diventerà mai grande, può darsi che si decida a staccare la spina al governo.
Mettiamo che l’operazione di mandare tutti a votare gli riesca. A quel punto?
Potrebbe spendersi per un centrodestra più centrista. Una Italia viva al 6-7%, cosa che secondo me non accadrà, potrebbe contribuire a un governo di centrodestra al posto della Meloni.
E Salvini ci sta?
Sì, se le alleanze non si fanno prima e se Salvini vuole darsi questo profilo. È una possibilità. Fare un governo quasi democristiano da membro del Ppe con Renzi e Berlusconi è una cosa, farlo con i fascisti è un’altra.
Nell’intervista uscita ieri su Libero c’è una domanda alla quale Salvini non risponde: se si va al voto nel 2020.
Non risponde perché non lo sa e perché ha capito che la capacità di resistenza di questo governo è forte. Non siamo più all’estate scorsa, quando la responsabilità del voto era nella mani di Salvini; a meno che non compri sette senatori M5s (dopo i tre già passati con la Lega, ndr) per far cadere il governo al Senato. Ma anche questo non è detto che basterebbe.
Ci sarebbe una pattuglia di “responsabili” pronti a soccorrerlo.
Esatto. Ce ne sono dentro i 5 Stelle ma anche fuori, come Rotondi. È stato Renzi a farli nascere.
Romani e Carfagna?
Vogliono sostituirsi a Berlusconi nell’interlocuzione con Salvini. L’operazione ha un prezzo: caro Matteo, gli dirà la Carfagna, se mi dai 10-15 seggi sto con te, altrimenti appoggio Conte.
Conte è destinato a cadere in piedi?
Non è detto. E qui torniamo alla sua seconda opzione. Può anche aspirare a guidare il centrosinistra, ma se si va a votare con una legge elettorale senza coalizioni, chi si intesta Conte? Il Pd o i 5 Stelle? È un problema. Restano in piedi le altre possibilità.
Quali?
Potrebbe sempre fare il leader dei 5 Stelle oppure mettere insieme i cattolici. Dipende tutto dall’evoluzione che ci sarà nelle prossime settimane. A tavolino si possono fare tutte le speculazioni che si vuole, ma quando escono i numeri dalle urne tutto cambia.
Parliamo dell’Emilia-Romagna, vero?
Certo. E se Bonaccini dovesse vincere forte, diciamo 60 a 40, chi può dire che sull’onda di quel successo Zingaretti non decida di andare a votare?
A quel punto voteremmo con il Rosatellum.
Sì, ma Zingaretti avrebbe la possibilità di incassare il dividendo della vittoria. Aumenterebbe i voti del Pd e si leverebbe Renzi dalle scatole. Non solo. Zingaretti ha anche bisogno di stoppare l’operazione Bonaccini-Sala, che non si sa dove porti.
Tu che ne pensi?
Sala è uno dei possibili candidati alla premiership del centrosinistra. Anche lui cattolico, un cattolico che sente il bisogno di dire al Corriere che è divorziato e gli pesa non poter fare la comunione.
Escludi che provvedimenti come la prescrizione possano creare problemi al governo?
La situazione può sempre sfuggire di mano, ma io penso che la proposta del Pd sia fatta apposta per trovare un accordo.
I renziani sono contro.
Sì ma una soluzione, volendo, si trova. La vera partita è un’altra e comincerà il 27 gennaio.
(Federico Ferraù)