LONDRA — Anche nel nuovo anno sentiremo parlare tanto della Brexit. Al momento resta una grande incognita. Il periodo di transizione non ci farà ancora sentire cosa cambierà nelle nostre vite. Il Regno Unito rimane nel mercato unico fino al termine di questo periodo e quindi resta in piedi la libertà di movimento e restano uguali i diritti dei britannici in Europa e degli europei in Gran Bretagna. Ma cosa accadrà dopo, resta un mistero. Tanto se n’è parlato, nei telegiornali, nei dibattiti televisivi, sui giornali, sul web, sui social, nei pub… e tanto resta comunque qualcosa di astratto, semplicemente perché una cosa del genere non è mai capitata prima.
Cosa cambierà in concreto per la gente comune? In realtà, a parte le previsioni degli esperti, la gente non sa cosa aspettarsi. I miei figli potranno ancora viaggiare liberamente in Europa? È vero che i prezzi delle case crolleranno? Si sentono in giro dubbi di questo tipo. Quanto meno non si sente più dire che dovremo fare le scorte di medicinali in previsione di un deficit improvviso, o che i nuovi controlli sulle merci dei camion diretti a Dover provocheranno code interminabili nel Kent.
La maggioranza dei britannici ha votato per due volte a favore della Brexit, prima al referendum e poi alle elezioni generali, a dimostrazione che la realtà descritta, interpretata e divulgata da gran parte dei media non solo britannici, ma anche europei, era molto lontana dal vero. La visione dominante interpretava il voto del referendum come il risultato di una follia collettiva, alimentata da disinformazione e ignoranza. Si diceva anche che dopo oltre tre anni di tira e molla i britannici non volessero più la Brexit.
Ora sappiamo che si farà tra un mese, dopo che la Withdrawal Agreement Bill, la legge che permetterà il distacco, avrà terminato tutti i passaggi in Parlamento. Sappiamo che il distacco, l’implementazione dell’articolo 50, avrà luogo il 31 gennaio. Da quel momento scatta il periodo di transizione in cui il Regno Unito deve negoziare i termini di un accordo che regoli il commercio con l’Unione Europea.
E questo sarà il nuovo tormentone del 2020: al termine di questo periodo, se non si è raggiunto un accordo commerciale con l’Ue, c’è il rischio concreto di una hard Brexit.
Il nodo della questione è che tale periodo, che comincia il 1° febbraio, per il premier britannico Boris Johnson non deve andare oltre il 31 dicembre 2020, mentre l’Ue ritiene che non ci sia il tempo sufficiente per negoziare un accordo. Quindi, o Londra cambia idea e accetta un’estensione del periodo di transizione (e Johnson dovrebbe rimangiarsi quel che ha detto), oppure ritorna lo spauracchio di una Brexit irresponsabile, che provocherebbe caos alle frontiere e carenza di medicinali, ma non solo. Diversi settori, dalla pesca alla sicurezza, risulterebbero non regolati a livello internazionale.
La nuova presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, si è detta preoccupata per il periodo limitato a disposizione per negoziare gli accordi commerciali con il Regno Unito e che bisognerebbe accordarsi su una possibile estensione del periodo di transizione per evitare di trovarci in uno scenario catastrofico da qui a un anno. Posizioni simili sono state espresse da altre personalità a Bruxelles che naturalmente non possono permettere a un paese membro che esce dall’Ue di avere accesso al mercato unico ma di non accettare, al tempo stesso, regole, principi e valori comunitari.
Tutto ciò non sembra scalfire, almeno per ora, la posizione di Johnson, più preoccupato al momento di non deludere il suo nuovo elettorato. In un messaggio per il nuovo anno il premier, che si trova in vacanza ai Caraibi, ha detto di voler essere il premier di tutti, non solo di chi lo ha votato. E ha parlato di una nuova decade per il paese, che vorrebbe fosse marcata da più prosperità e più opportunità.
La Brexit il 31 gennaio aprirà un nuovo capitolo nella storia del Regno Unito, ma tra le priorità di governo quest’anno ci sono anche maggiori risorse per il sistema sanitario nazionale, il miglioramento delle infrastrutture del paese, e la lotta al crimine.