Enrico Brignano si è raccontato al Corriere della Sera, ripercorrendo tutte le tappe fondamentali della sua carriera, partendo proprio dagli inizi. Tutto è incominciato su un treno che trasportava pendolari: “Non sognavo minimamente di fare l’attore però avevo il gusto di far ridere la gente”. Il tragitto tra casa sua e la scuola è stato il suo primo banco di prova con la comicità: “Avevo imparato a fare imitazioni di personaggi famosi e raccontare barzellette. Spinto dalla voglia di esercitarmi, mi sono esibito in quel percorso”. E su un treno carico di persone che si recano a lavoro, non è facile strappare un sorriso: “Nell’andata, alle 7 del mattino, era difficile far ridere le persone. Al ritorno andava meglio, i passeggeri erano più disponibili. Dovevo portare a casa una risata prima di scendere”. L’oratorio parrocchiale è servito per affinare alcune delle sue gag più divertenti: “Ero diventato bravino a imitare il balbuziente oppure a rifare i dialetti. E su quel famoso treno però arriva un incontro fondamentale e stimolante: “Era un tipo difficile, non voleva proprio ridere. A fine corsa mi gioco il jolly: prendo una musata sul soffietto della porta. In quel momento mi inventai diverse facce, facendo ridere tutti, compreso quel tizio”. Da questo episodio nasce il suo modus operandi: “Grazie a quell’ostilità ho capito: divertire tutti gli spettatori è la mia filosofia”.
Enrico Brignano: talento ereditato dal nonno e affinato da Gigi Proietti
Una dote innata ma di certo ereditata da qualcuno. Enrico Brignano racconta che suo nonno, che non ha conosciuto, era un grande intrattenitore. Lui era un emigrante siciliano che viveva a Tunisi e poi è tornato in Italia. Brignano è nato a Dragona ma ha vissuto sempre a Roma. Le radici però sono vive in lui: “Lo spirito migrante l’ho mantenuto: migro con le tournéé da scavalcamontagne”. Dopo l’esperienza da dilettante, Brignano ha deciso di fare sul serio: “Mi iscrissi al provino per entrare in un laboratorio con Gigi Proietti. Portai un pezzo di Pirandello ma mi fecero capire che non ero andato benissimo”. Una delusione che non lo demoralizzò: “All’epoca facevo il caporale nelle Marche e decisi d’iscrivermi ad un teatro di Pescara: lì insegnavo dizione, mimo e movimento. Al ritorno a roma ho tentato altri provini, non riuscendo a superarli. Poi arriva il bando di un nuovo laboratorio con Proietti”. Gigi in quel momento gli sembrava il signore del treno: “Durante il provino lo vedevo in fondo alla sala, non rideva tanto. Mi stavo scoraggiando così ho iniziato una raffica di annunci di treni in tutti i dialetti italiani. Alla fine scorgo il sorriso di Gigi”.
Enrico Brignano e il legame con Gigi Proietti
Il grande maestro, come lo chiama Enrico Brignano, è stato un faro: “Era bravissimo ad insegnare. Quando l’allievo era duro di comprendonio, lui saliva sul palco e glielo spiegava facendolo”. Brignano però è stato anche un bel burletto con lui: “In una scena doveva attacarsi a garganella ad una bottiglia, fingendo che fosse whisky: dentro c’era té e io non sapevo che non andava riempita fino all’orlo. Io invece in una replica gliera riempio fino all’orlo. Gigi si attacca e beve fino a diventare paonazzo. Finalmente poi riesce a riprendere fiato. Lui si volta verso di me e mi brucia con le cornee degli occhi come a dire… te possino ammazzà, poi famo i conti“. Proietti è stato un grande aiuto anche quando è sbarcato in televisione: “Mi disse: mi raccomando, va bene la tv ma non ti dimenticare il teatro”.