Arturo Mariani apre al sua intervista a Domenica In riservando un ringraziamento speciale ai suoi genitori, e in particolare a sua madre, colei che gli ha dato la vita: “a lei devo tutto – precisa l’ospite di Mara Venier – mi ha insegnato a dire sì alla vita, così come mio padre”. L’insegnamento e l’esempio ricevuto dai suoi genitori gli hanno permesso infatti di affrontare la vita nella maniera più giusta: “mi hanno insegnato che significa sorridere, che significa affrontare la vita con quella leggerezza che ti fa volare alto”, spiega lo scrittore, che coglie l’occasione per dire a qua madre qualcosa che avrebbe voluto confessarle già da tempo: “C’è una cosa che avrei voluto dire a mia madre, glie l’avrei voluta dire qualche tempo fa, quando stavo in pancia – dice l’ospite di Mara Venier – ‘mamma sta tranquilla, guarda come stiamo bene, è tutto bello, quindi senza paura’. In realtà – aggiunge Arturo Mariani – forse in qualche modo gliel’ho detto, perché così è stato”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
Arturo Mariani “la notizia a tre mesi di gravidanza”
Arturo Mariani, ragazzo nato con un solo arto inferiore, si racconta nel corso dell’appuntamento odierno di Domenica In. Classe 1993 e originario di Guidonia, Arturo Mariani è uno scrittore e uno dei membri della Nazionale di calcio Amputati. Fondamentale, nel suo percorso di crescita, l’amore ricevuto dai suoi genitori, che hanno rifiutato l’aborto scegliendo la vita innescando, con il tempo, un’ondata di amore che ha contribuito alla sua crescita: “la mia storia inizia infatti ancor prima di della nascita”, spiega Mariani a La Linea Obliqua, “perché la notizia che non dovevo avere una gamba è arrivata a tre mesi di gravidanza, quindi una cosa molto inaspettata per i miei genitori che si sono ritrovati di fronte a una scelta”. La sua famiglia, infatti, si è ritrovata al centro di un bivio: “dire sì a questa vita che doveva nascere e affrontare delle difficoltà – sono stati anche tacciati di egoismo, spesso – e l’altra scelta, invece, dire no: bloccare questa vita, abortire e non stavo qui“.
Arturo Mariani “sono le barriere mentali a creare difficoltà”
Arturo Mariani oggi è grato ai suoi genitori per la scelta di non avere interrotto la gravidanza: “Da quel sì che ha generato vita, quel sì – spiega Mariani – ha accolto con amore tutte quelle sofferenze, quelle difficoltà quotidiane che ti permettono di fare uno scalino, di guardare la realtà a 360 gradi e con occhi di luce”. Le difficoltà fisiche, infatti, con il passare degli anni sono state di gran lunga inferiori alle barriere mentali incontrate: “sono quelle che creano disagi e difficoltà – ammette infatti Arturo Mariani – soprattutto da piccolo quando coscienza di me stesso, sicurezza di me stesso, ne avevo poca e mi domandavo, guardandomi allo specchio, perché io fossi nato così”. Solo il tempo è riuscito a infondere in lui la forza di superare quella barriera di insicurezza che continuava a tormentarlo: “Le risposte scientifiche non si potevano dare, perché ci sono alcune cose nella vita che le devi accettare, accogliere per come sono. E quando le accogli e quando riesci a capire che c’è un valore dietro quella sofferenza – spiega Mariani – si trasforma tutto”.
Arturo Mariani: “Da piccolo mi prendevano in giro”
Dopo aver superato le difficoltà legate all’insicurezza interiore, Arturo Mariani si è ritrovato a fare i conti con il parere di chi non conosceva la sua storia. “Non è stato facile – spiega lo scrittore – perché da piccolo mi prendevano in giro, magari i bambini inconsciamente prendono in giro o, semplicemente, fattori di ignoranza”. Arturo Mariani, nel corso degli anni, si è dovuto interfacciare con gli sguardi di chi, un po’ per paura, un po’ per ignoranza, è restio ad accettare la diversità: “andando in giro con la protesi camminavo – ricorda infatti Mariani – ma si vedeva che avevo qualche difficoltà, tra virgolette. Le persone – aggiunge – ti guardano con aria di diffidenza e allontanamento, perché quando si vede qualcosa di diverso tendiamo a rimanere un po’ restii”. Arturo Mariani, però, non ha lasciato che questo atteggiamento lo inibisse: “Nel tempo è diventato un punto di forza, perché ho capito che quegli sguardi andavano a ricercare un qualcosa […] sono quelle persone che alla fine hanno bisogno di un sorriso che abbatta tutte le barriere mentali”.