Serie A, giornata numero 18. E’ partita all’insegna delle squadre romane divise da un destino atroce per la Maggica. Fonseca ha dato l’impressione di non conoscere ancora a fondo le avversarie: ha continuato a far macinare ai suoi uno sterile gioco d’attacco esponendosi alle ripartenze del Torino, squadra specializzata in tal gioco. Non ricordo un tiro, degno di tal nome, fatto dalla Roma verso la porta granata. Invece il Toro ha organizzato una decina di contropiedi pericolosissimi.
La Lazio ha avuto una incredibile fortuna. Passata in svantaggio per una splendida rete di Balotelli, ha prima pareggiato con un rigore che ha altresì costretto il Brescia a giocare tutta la ripresa in inferiorità numerica, poi ha vinto con una rete, sicuramente troppo punitiva per le rondinelle, segnata da Immobile in quasi caduta allo scoccare del 92’ minuto. Bisogna onestamente prendere atto che i risultati dei laziali derivano da un impegno e da una programmazione societaria connessi a una visione a medio termine, i giallorossi paiono i nostri governanti: programmano giorno per giorno.
Scontate le vittorie di Atalanta e Juve in questa giornata di Serie A. La Dea sta esagerando, ha sotterrato il Parma sotto un mucchio di reti. Sarò curioso di vederla il prossimo sabato a San Siro, contro i bauscia: i bergheimer macinano 5 reti per partita. I Gobbi sono parsi il solito rullo compressore che, prima o dopo, sfonda la rete avversaria. Ci ha messo un tempo. Ha impressionato in negativo Nainggolan; il Cagliari si è difeso con un uomo in meno. Il migliore è stato ancora una volta CR7 (35 primavere fra poco) venuto in Italia a concludere una gloriosa carriera sperando in una Champions bianconera.
In contemporanea i casciavit stanno aspettando che Ibra, compagno di “leva” di Eto’o, risolva tutti i loro problemi. Ciò dà l’idea di come sia sceso di livello il nostro campionato: negli ultimi cinque anni solo Lukaku è arrivato in Italia in età da “giocatore”, essendo titolare di una delle maggiori squadre mondiali, tutti gli altri o erano riserve delle big estere o very old. Sono passati i tempi in cui arrivavano nella nostra Serie A i titolari delle grandissime. Il Milan, contro la Sampdoria che è andata vicino al colpaccio, ha fatto la solita partita, nemmeno Nonnibra lo ha svegliato. In particolare ha dormito Piatek: si pensava che, punto sul vivo per l’arrivo dello svedesone, si sarebbe sbattuto per dimostrare di non essere inferiore a lui. Niente, Zlatan sarà meglio del polacco anche a 50 anni. Qualche partita ancora e, se i rossoneri sveltiranno il gioco – Suso in particolare – il nonnetto almeno all’Europa League li porterà. Ibra rende al meglio con un attaccante veloce accanto, potrà essere Leao? I milanisti dovranno soffrire ma, si sa, soffrire aumenta le proprie conoscenze, che fortuna!
Da quale pianeta arriva Lukaku? Questo è il quesito che gli sportivi si ponevano al termine della prima parte di Napoli vs Inter. Due cavalcate incontenibili concluse con altrettante bordate che hanno piegato anche le mani ad un grande portiere come Meret. I nerazzurri hanno giocato mezz’ora alla grande poi, come successo già in altre occasioni, hanno lasciato troppo spazio ai partenopei rischiando di far svanire un meritato vantaggio. Un’inter solida a centrocampo, con interdizioni precise di Gagliardini, trovava praterie nelle quali si dilettavano i “Laukaku”. La seconda parte è stato un duello fra squadre ben allenate e in salute. Non grandi occasioni ma enorme volontà azzurra di ribaltare il risultato. I milanesi hanno però, quest’anno, una difesa pressoché insuperabile e l’ingresso di Barella ha dato slancio e velocità al centrocampo della Beneamata che cominciava a battere in testa. Poi una cavolata di Manolas ha permesso a Lautaro di siglare la terza rete e l’incontro, nonostante le velleità gattusiane, è finito lì. L’inter, in questo momento, è troppo forte per il Napoli che ha dato tutto quello che poteva.
Domenica si deciderà il campione di inverno in Serie A: Juve e Inter avranno due incontri difficili, quello dei bauscia contro la Dea in particolare. Speriamo sia uno di quei casi in cui non vinca chi ha un gioco migliore ma la squadra che più baderà alla sostanza. In ciò Conte (l’allenatore) è maestro.