Roberto Rosso, ex assessore regionale arrestato il 30 dicembre per voto di scambio politico-mafioso nell’ambito di un’inchiesta incentrata sulla presenza della ‘ndrangheta in Piemonte, non ha raccontato tutta la verità ed è “ricattabile”. Ne è convinta la Procura di Torino, rappresentata dal pm Paolo Toso, che anche per questo motivo oggi ha chiesto al Tribunale del riesame di respingere la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa dell’ex assessore regionale. L’ipotesi degli inquirenti è che Roberto Rosso abbia fatto recapitare del denaro, tramite intermediari, a due presunti boss in cambio di un pacchetto di voti garantito alle ultime elezioni regionali del Piemonte. La Procura torinese ha dunque formalmente concluso. Come riportato da La Repubblica, gli indagati, a vario titolo e per episodi diversi, sono in tutto 11 e l’atto, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, è stato notificato ai difensori.
“ROBERTO ROSSO RICATTABILE”: PM, “RESTI IN CARCERE”
La difesa di Roberto Rosso ha espresso tutt’altro convincimento rispetto alle deduzioni della Procura di Torino. Secondo i suoi difensori, l’ex Fratelli d’Italia dovrebbe essere scarcerato: si è dimesso e ha fornito durante l’interrogatorio la sua versione dei fatti, dicendo di aver pagato 7900 euro senza essere a conoscenza del fatto che i suoi interlocutori fossero esponenti della ‘ndrangheta. Rosso ha così spiegato ai pm quel pagamento: “Solo un contributo per aiutarmi nella campagna elettorale”. All’udienza davanti ai giudici del riesame, però, i magistrati hanno sostenuto che Rosso deve rimanere in carcere perché è “ricattabile” e “ha mentito”. Secondo i pm, il fatto che Rosso avesse la delega agli affari legali, alla luce dei fatti emersi, aggrava ulteriormente il fatto di aver accettato di corrispondere 15mila euro in cambio della promessa di un pacchetto di voti, scegliendo poi di pagare 7900 euro, in nero, ai due referenti della cosca Bonavota. I giudici si esprimeranno entro domani rispetto all’istanza di scarcerazione. L’avvocato di Rosso, Giorgio Piazzese, ha chiesto in subordine l’affievolimento della misura cautelare.