Nel suo discorso agli italiani del 31 dicembre 2019 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dedicato uno spazio notevole ai giovani, identificando la loro presenza come un apporto significativo per costruire il futuro del paese. Ma i giovani di cui ha parlato Mattarella sono i giovani reali oppure sono il frutto di una pura immaginazione?
La prima osservazione che Mattarella fa per sostenere l’importanza di affidare più responsabilità ai giovani riguarda la loro posizione di fronte alla vita, la loro modalità di affronto dei problemi. Secondo il capo dello Stato “le nuove generazioni avvertono meglio degli adulti che soltanto con una capacità di osservazione più ampia si possono comprendere e affrontare la dimensione globale e la realtà di un mondo sempre più interdipendente”.
Questo giudizio va al nocciolo della questione, perché oggi sa affrontare la realtà chi ha una visione ampia e sa cogliere i nessi di cui ogni aspetto particolare è costituito. È vero che i giovani attuali hanno un’intuizione del legame di ogni particolare con il tutto, come è vero che il loro uso della ragione è dinamico, aperto a prospettive sempre nuove. Percepiscono la grandezza del vivere e “vogliono” sempre di più. Capaci di grandi emozioni e di una spinta naturale alla solidarietà, le nuove generazioni non si accontentano di risposte preconfezionate e scontate, desiderano cose grandi, coltivano sogni ad alta definizione e fanno di tutto per realizzarli.
Ma questa che Mattarella dipinge è solo una faccia della medaglia. I giovani di oggi, infatti, come sono capaci di intuire la soluzione dei problemi e di cogliere i nessi necessari, così con la stessa velocità sono capaci di cadere in un mortifero nichilismo. Qui sta la loro questione seria: non lasciarsi avvolgere dentro le maglie soffocanti del nichilismo, di quella mentalità dominante tra gli adulti secondo la quale tutto è senza senso, per cui impegnarsi con la vita sì, ma non troppo, tanto non ne vale la pena.
I giovani di oggi sono dunque capaci di grandi intuizioni, ma nello stesso tempo di cadere nella banalità e nella mediocrità fino a cedere al nichilismo degli adulti.
Per questo la questione dei giovani è che tengano viva la loro apertura e la loro tensione al tutto, che la portino avanti verso prospettive sempre più ampie. A tal riguardo ci vuole un legame nuovo tra le diverse generazioni che oggi sono come dei binari paralleli. Invece è urgente che il rapporto sia basato su una reciprocità per cui i giovani possano dare il loro contributo nuovo e gli adulti possano consolidarlo e rafforzarlo. Occorre a tal proposito introdurre nei rapporti umani, ad ogni livello, una capacità di ascolto, così da cogliere e far propria la ricchezza dell’altro. Ma questa capacità di ascolto oggi è più un’intenzione che una realtà. È una dimensione di popolo da ricostituire; solo così ognuno può sentirsi parte di qualcosa di più grande e non chiudersi nel proprio particolare.
Il presidente della Repubblica ha poi affrontato anche il tema dell’ambiente. A tal proposito Mattarella ha detto: “I giovani hanno chiara la percezione che i mutamenti climatici sono questione serissima che non tollera ulteriori rinvii nel farvi fronte. Le scelte ambientali non sono soltanto una indispensabile difesa della natura nell’interesse delle generazioni future, ma rappresentano anche un’opportunità importante di sviluppo, di creazione di posti di lavoro, di connessione tra la ricerca scientifica e l’industria”.
Mattarella ha ragione, i giovani hanno dato una lezione agli adulti sulla questione climatica e i cambiamenti ambientali, dove c’è molto da imparare. In tale direzione bisogna introdurre un impegno educativo e costruttivo: non basta accusare gli errori compiuti, buttando tutto a mare, in forza di un’idea giusta; urge un lavoro positivo e propositivo.
Non è solo un problema di giovani, ci vuole un cambio di mentalità generale, si deve introdurre una modalità costruttiva nell’affronto dei problemi, passando dagli atti di accusa al lavoro per costruire un mondo dove ognuno stia bene.
Mattarella, infine, si è soffermato sui valori che i giovani oggi sentono in modo particolare. Ha così aperto la questione importante dell’educazione alla cittadinanza, affermando “che i loro valori – il dialogo, il dono di sé, l’aiuto reciproco – si diffondano nell’intera società rafforzandone il senso civico. È una virtù da coltivare insieme, quella del civismo, del rispetto delle esigenze degli altri, del rispetto della cosa pubblica. Argina aggressività, prepotenze, meschinità, lacerazioni delle regole della convivenza”.
È vero che nei giovani alberga una quasi istintiva percezione, e rifiuto, delle ingiustizie, così come i giovani sono naturalmente portati ad aiutare chi ha bisogno. Questa tensione positiva va valorizzata per combattere tutte le forme di violenza che pure sono presenti, come il bullismo o le forme ritornanti di fascismo. È un compito educativo quello che la società intera deve assumersi, un compito educativo che ha al centro il valore della persona.
Il presidente Mattarella ha colto aspetti importanti del mondo giovanile, ma la loro positività non è meccanica, tanto meno la si può dare per scontata. Ci vuole invece un lavoro che veda impegnati giovani e adulti a far crescere la positività che c’è.