L’epidemia influenzale, come ogni anno fa parlare di sé. Se ci facciamo caso l’influenza è una malattia che colpisce indistintamente tutti noi, nessuno escluso ed è argomento di conversazione alla pari dell’andamento del tempo meteorologico tanto è diffusa da considerarla una malattia nazionalpopolare. Come le tasse è un fastidioso appuntamento annuale e per questo, direi comunque giustamente, è affrontata dai media per la sua rilevanza di sanità pubblica. Si tratta è vero di una malattia banale nella stragrande maggioranza dei casi, comportando solo fastidi, come febbre elevata e spiacevoli sintomi respiratori, ma stante la sua ampia diffusione (dai quattro ai nove milioni di casi ogni inverno) vengono colpiti anche molti soggetti fragili per i quali è causa di complicazioni anche gravi con rischio della vita.
Complessivamente quindi i casi di influenza determinano elevati costi al Servizio sanitario nazionale, alle tasche degli italiani e grandi sofferenze, senza però determinare nella popolazione una consapevolezza del suo reale elevato peso rispetto ad altre patologie come ad esempio la meningite da meningococco più rara, ma con un elevato rischio vita per i singoli soggetti colpiti. Questa percezione tra l’altro non stimola a sufficienza a ricorrere alla vaccinazione antinfluenzale anche da parte dei soggetti più a rischio di complicanze. Difficile, tra l’altro, per il singolo soggetto valutare la reale efficacia del vaccino antinfluenzale perché questo protegge solo dalle varianti dei virus influenzali incluse nel vaccino, ma non da una congerie di più di 260 altri virus che determinano forme respiratorie simili, ma meno intense, della vera influenza. Patologie comunque da non sottovalutare ma con minor rischio di complicanze rispetto agli ortomixovirus responsabili delle forme di vera influenza.
L’attuale stagione sta procedendo secondo le previsioni con un incremento dei casi che si protrarrà ancora per due/tre settimane e i suoi effetti si sentono, i pronti soccorsi degli ospedali, già normalmente saturati da un riscorso da parte dei cittadini, spesso ingiustificato, risentono del sovraccarico. Non è facile attuare un’informazione corretta ed equilibrata per ribadire le necessarie azioni preventive senza eccedere nell’enfatizzazione spesso ricercata dai media e che, giustappunto per l’influenza nel passato ha determinato vere e proprie pandemie mediatiche riguardo, per esempio, all’influenza aviaria o alla cosiddetta influenza suina che hanno contribuito a distorcere ulteriormente il reale ed effettivo peso di queste patologie determinando un effetto tipo “al lupo! al lupo!”. La vaccinazione antinfluenzale è stata poi investita dallo tsunami riguardante le vaccinazioni in generale rispetto alla loro sicurezza e utilità conseguente alla perdita di autorevolezza dei ricercatori e delle istituzioni che le propugnano a dispetto delle evidenze scientifiche che ne dimostrano gli oggettivi benefici in un’infinita serie di studi.
Difficile parlare di prevenzione rispetto alla terapia: gli effetti di un farmaco li può constatare ogni paziente, la vaccinazione invece è una scommessa da accettare rispetto a un rischio futuro difficile da valutare da parte del singolo, ma soprattutto da indagini su larga scala. Oltretutto non è facile anche ricordare e soprattutto convincere, ad esempio, a non utilizzare antibiotici nelle prime fasi di queste infezioni respiratorie acute assolutamente inutili, ma spesso utilizzati nella ricerca spasmodica di evitare i fastidi conseguenti a queste infezioni, e attuare precauzioni di buon senso quali lavare frequentemente le mani: tutte cose conosciute, ma nella pratica non attuate. Quindi che dire: con equilibrio e serietà, continuiamo a parlare di queste affezioni, ma non mi resta che dire “buona influenza a tutti!”.