Tra i più grandi poeti cileni di sempre, ai livelli di Neruda, Vicente Huidobro è noto per il suo creazionismo poetico ed il suo “credo” estetico è stato presentato in una conferenza: parliamo del Non Serviam, evento datato 1914 che ha dato il via alla grande carriera dell’artista di Santiago del Cile. I suoi scritti hanno fatto il giro del mondo ed ancora oggi ci dicono tanto di lui e del suo pensiero. Non è raro trovare sui social network alcune sue citazioni, una su tutte: «Io sono un po’ luna, e un po’ commesso viaggiatore. | La mia specialità è di trovare quelle ore | che hanno perso il loro orologio». Un’altra frase molto importante che ci arriva dagli scritti di Vicente Huidobro è la seguente, legata alla nascita di una nuova vita: «Ho sentito un suono di catene che si rompono. È nato un uomo». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
VICENTE HUIDOBRO, TRA AVANGUARDIA POETICA E ANTIFASCISMO
Oggi ricorre il 127esimo anniversario della nascita di Vicente Huidobro e il consueto Doodle di Google ha consentito di spostare i riflettori su un colpevolmente poco conosciuto poeta cileno, vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo successivo e che, pur meno celebre del connazionale Pablo Neruda, è considerato dagli addetti ai lavori e i critici non solo una delle figure principali della letteratura sudamericana ma anche il capostipite di una vera e propria avanguardia. Infatti Huidobro oggi viene ricordato non solo per il suo costante impegno politico e la sua militanza antifascista, oltre che per le acri dispute proprio con Neruda, ma anche per essere stato di fatto il papà e l’inventore del cosiddetto Creazionismo in poesia: provando a spiegare quale fosse la sua idea di una cosiddetta “poesia creata”, una volta il diretto interessato scrisse in un suo saggio che per lui si trattava della poesia in cui ogni parte che la costituiva mostravano dei caratteri indipendenti dal mondo esterno; aspetto che faceva sì che lo stesso componimento in versi non potesse esistere in altro luogo che nella stessa testa del poeta che l’aveva ideato. (agg. di R. G. Flore)
CON NERUDA E’ TRA I 4 PIU’ GRANDI POETI CILENI
Un doodle di Google per riscoprire uno dei più grandi nomi della letteratura, e segnatamente della poesia, a cavallo degli ultimi due secoli del millennio scorso, colpevolmente dimenticato a favore di altri illustri colleghi e connazionali. Vicente Garcia-Huidobro Fernadez, questo il nome completo, è stato infatti uno dei quattro più grandi poeti che il Cile può vantare nella sua storia, accanto al più celebre Pablo Neruda con cui Huidobro ebbe molti screzi, ma anche De Rokha e Mistral. Personaggio connotato dal forte impegno politico e non solo artistico nella sua troppo breve esistenza (si spense a soli 55 anni a causa di un ictus cerebrale, venendo sepolto a Cartagena), è oggi considerato unanimemente l’ispiratore e uno dei più illustri esponenti del Creazionismo poetico, ossia quella corrente che fa dell’ispirazione in versi un fonte di creazione in senso totale e indipendentemente dal linguaggio. E non è un caso che dopo la sua morte sulla tomba di Huidobro fu inciso uno dei più begli epitaffi di sempre, dedicatogli dalla figlia maggiore Manuela assieme ad Eduardo Anguita: “Qui giace il poeta Vicente / Aprite la tomba / Nel fondo di questa tomba si vede il mare”. (agg. di R. G. Flore)
LA SUA SFIDA (POLITICA) A NERUDA…
Lo stimava, lo seguiva (ed era ricambiato) ma vi si scontrava praticamente in ogni discussione politica che capitava: Vicente Huidobro e Pablo Neruda, entrambi cileni ed entrambi artisti “sanguigni” ebbero modo di confrontarsi in diverse occasioni specie dopo il ritorno in Cile (nel 1932) del “papà” del creazionismo. Iscrittosi e facendo propaganda per il Partito Comunista cileno, Huidobro divenne un convinto sostenitore dell’ideologia marxista che lo portò come noto anche a combattere sotto le armi in Spagna contro i fascisti di Franco. Il ritorno in Europa negli Anni Quaranta diventa occasione per scrivere le cronache sia da Parigi che da Berlino, dove non si risparmia le critiche feroci al suo amico-nemico Pablo. La militanza antifascista e lo scontro incessante con Neruda “costrinse” alcuni intellettuali dell’epoca a lanciare un appello accorato a Vicente e Pablo per cessare i contrasti e dedicarsi ai veri obiettivi e nemici, le destre fasciste che stavano conquistando mezza Europa e parte del Sud America. (agg. di Niccolò Magnani)
AMAVA IL COMUNISMO, IL FIGLIO CHIAMATO COME LENIN
Lo scrittore cileno Vicente Huidobro è noto anche per il suo forte impegno politico, e per l’amore nei confronti del partito Comunista. L’inventore del movimento del Creazionismo era talmente innamorato dei Comunisti dall’arrivare a chiamare uno dei suoi figli con il nome di Vladimir, in onore di Lenin, e sicuramente non troppo diffuso in Cile. Il suo impegno politico fu evidente in numerosi passaggi della vita dello stesso Huidobro, come quando nel 1932 si iscrisse al partito comunista cileno dopo alcuni anni passati nel Vecchio Continente. In patria vi rimase però solo quattro anni, visto che nel 1936 partì alla volta nuovamente della Spagna per prendere parte alla guerra civile al fianco dei repubblicani nei confronti dei franchisti. Qui ritroverà tra l’altro Neruda, e proseguirà la polemica fra i due al punto da far intervenire l’Association Internationale des Escrivains pour la Défense de la Culture, che arrivò ad ammonire entrambi con una lettera di richiamo. Rientrato in Cile pubblicò la prosa poetica “Fuera de aquí”, rivolta ai militari fascisti italiani in visita in Cile, che gli procurò un’aggressione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA PRIMA PUBBLICAZIONE DI VICENTE HUIDOBRO
Vicente Huidobro nacque esattamente oggi, 127 anni fa, in una famiglia molto ricca e tutt’altro che usuale. La mamma si chiamava Maria Luisa Fernandez Concha ed era un’attiva femminista, una sorta di pioniera per l’epoca. Quello che diventerà poi un grandissimo poeta, trascorse parte della sua infanzia in Europa, quindi, al rientro in patria, in Cile, si iscrisse al collegio gesuita di Santiago, e poi all’Università del Cile presso la facoltà di lettere. Risale al 1911 la sua prima pubblicazione, leggasi “Ecos del alm”a, in stile modernista, mentre l’anno seguente, nel 1912, si sposò con la prima delle sue tre future mogli, e nel contempo, si mise alla direzione della rivista “Musa Joven”, in cui tra l’altro venne pubblicata anche la maggior parte del suo libro “Canciones en la noche”, nonché il suo primo calligramma, “Triángulo armónico”. Nel 1913 altra direzione di una rivista, questa volta “Azul”, contenente la raccolta di poesie “La gruta del silencio”, mentre l’anno seguente espose il suo credo presso la conferenza Non Serviam. E’ del 1915 invece “Pasando y pasando”, un’opera che fece un po’ di scalpore all’epoca in quanto Huidobro criticò i gesuiti. Infine, nel 1916, la pubblicazione di “Las pagodas ocultas”, salmi, poesie e saggi, firmati per la prima volta proprio con il nome di Vicente Huidobro. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VICENTE HUIDOBRO CHI È? GLI ULTIMI ANNI DI VITA
Vicente Huidobro morì il 2 gennaio 1948, e fino agli ultimi istanti intraprese una vita dinamica, esaltante, e ovviamente, con le parole, la scrittura e la poesia a fare da leit motiv. Nel 1944, ad esempio, fondò la sua ultima rivista, Actual, uscita in un unico numero il mese di settembre di quell’anno. Il novembre successivo, invece, tenne a Montevideo, capitale dell’Uruguay, la conferenza dal titolo “Introducción a la poesía”. Ma Huidobro era ben conosciuto anche in Europa, e nel 1945 si recò quindi a Parigi, da poco liberata dal nazismo dopo la seconda guerra mondiale, come corrispondente, per poi recarsi a Berlino, da cui trasmise le sue cronache per la “Voce dell’America” a fianco delle truppe alleate. Fa quindi in tempo a divorziare dalla sua seconda moglie Ximena, per poi tornare a Santiago e sposare la terza ed ultima consorte, Raquel Senoret. Nel 1947, stabilitosi a Cartagena, in Cile, venne colpito da un ictus cerebrale, mentre il 2 gennaio dell’anno seguente esalò l’ultimo respiro. Il suo corpo è sepolto in una collina di fronte al mare: «Qui giace il poeta Vicente – si legge sull’epitaffio scritto da Manuela, la figlia maggiore, e da Eduardo Anguita – aprite la tomba, nel fondo di questa tomba si vede il mare». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VICENTE HUIDOBRO, IL FONDATORE DEL CREAZIONISMO
Vicente Huidobro, forse, storcerebbe il naso. Perchè nonostante in molti, facilmente e tutto sommato a buon diritto, abbiano a dire di lui che il suo peggior nemico, il nemico di Vicente Huidobro, è il suo stesso Ego smisurato, a lui forse non piacerebbe che il Doodle di Google a lui dedicato sia comparso proprio nel giorno del suo compleanno. Il 10 gennaio, cioè, di 127 anni fa. Vicente Huidobro storcerebbe il naso non per pudore, ma solo perchè riteneva, nella sua poetica, che il vero gesto artistico in poesia dovesse essere un universo a sè stante, fuori dal mondo, dentro nel libro. E qui il legame con la realtà è fin troppo banale per uno come Vicente Huidobro. Ma chi era Vicente Huidobro? Beh, un poeta cileno, ma non uno di poco conto, uno dei quattro più importanti insieme a Neruda, Mistral e De Rokha, anzi uno che si permetteva nei confronti dialettici con Neruda (che gli dava del “comunista radical chic”) di dargli del “merluzzo”. Aveva un gran talento per le immagini Vicente Huidobro, e in effetti guardando certe fotografie di Neruda si potrebbe anche essere tentati di dargli ragione. Sapeva essere anche molto descrittivo in fondo. Oggi cercheremo di comporre il mosaico che ritrae Vicente Huidobro toccando tutti i suoi aspetti più significativi, ma andiamo ora dritti a parlare della sua più importante eredità al mondo della letteratura, e quindi all’animo di ciascuno di noi. Vicente Huidobro è infatti considerato il fondatore e l’ideatore… anzi, per meglio dire il Creatore del Creazionismo. Per lui l’artista, in particolare il poeta aveva tre prerogative principali. La prima era creare, la seconda è creare e la terza era di nuovo creare. Tralasciamo le altre per brevità (e perchè identiche alle prime tre). Per Vicente Huidobro l’idea di creazione letteraria andava ben oltre a tutto quello che fin li si era sperimentato (parliamo dei primi del Novecento) e seppur non si tradusse mai nell’estremo della creazione di un suo proprio linguaggio, a differenza di tanti altri poeti, Vicente Huidobro si contentava di prendere le parole e staccarne l’etichetta del significato comune che rimanda a esperienze e a “cose” esistenti nella realtà quotidiana, per lasciarle libere di acquisire in modo praticamente autonomo e magico (letteralmente magico, era un occultista) un significato del tutto nuovo e specifico nell’ambito di quello specifico universo che era il libro, il poema, il verso.
COS’È IL CREAZIONISMO POETICO
Insomma, il creazionismo poetico per l’appunto crea attraverso il verbo, ossia la parola. Qualcuno a questo punto potrebbe scattare in piedi obiettando che questo livello della creazione – che poi è l’unico livello proprio della creazione – sia di Dio. E’ esattamente questo, quello che intendeva Vicente Huidobro. La sua “Arte Poetica” infatti si conclude con un verso che lapidariamente dice “il poeta è un piccolo Dio”. E in questa stessa poesia Vicente Huidobro esplica altri punti fondamentali della sua idea creazionista, e anche delle polemiche con i suoi contemporanei. “Che il verso sia come una chiave / che apre mille porte […] Perché cantate la rosa, o poeti! / Fatela fiorire nella poesia; / Solo per noi”. La polemica è anche rivolta ai futuristi, Marinetti in testa, rei secondo Vicente Huidobro di “cantare la guerra, i pugili, gli atleti – perchè diceva – è più antico di Pindaro!”. La poesia per Vicente Huidobro è – come dicevamo – un vero e proprio universo sciolto da ciò che c’è fuori, concettualmente ed esperienzialmente. Non comunica, al massimo accoglie il lettore che vi penetra con il pensiero. Ne nasce un “sublime” di fronte a cui non si è atterriti e schiacciati, ma incuriositi e attratti, quello che fu definito un “sublime da taschino”. Una evocazione di immagini che prendono significati nuovi, e che possiamo apprezzare in “Lo specchio d’acqua”, che vi riporto. “Il mio specchio, corrente di notte, Si fa ruscello e sia allontana dalla mia stanza. / Il mio specchio, più profondo del globo Dove tutti i cigni sono affogati. / È uno stagno verde nella muraglia E in mezzo dorme la tua nudità ancorata. / Sulle sue onde, sotto cieli sonnambuli, I miei sogni si allontanano come navi. / In piedi sulla poppa mi vedrete sempre cantare. Una rosa segreta si gonfia nel mio petto E un usignolo ubriaco vola sul mio dito”. Vicente Huidobro ci spiega meglio la portata di queste immagini e la sua idea di creazionista con un esempio “Quando scrivo: ‘L’uccello fa il nido nell’arcobaleno’, si presenta un fatto nuovo, qualcosa che non avevate mai visto, che mai vedrete e che tuttavia vi piacerebbe molto vedere. Il poeta deve dire quelle cose che mai si direbbero senza di lui”. E creare un sublime da taschino.