Prove di politica estera per Giuseppe Conte. Quella vera. Ieri il premier ha visto Fayez al Serraj, dopo l’annullamento della visita di mercoledì scorso dovuto alla presenza a Chigi di Haftar.
L’opposizione italiana non aveva perso tempo nel presentare la cosa come segno della goffaggine ed inconsistenza del governo. A capo degli indignati quel Silvio Berlusconi cui si deve il tradimento della Libia di Gheddafi e l’inizio del caos oltremare. Incapace persino di accorgersi quanto mercoledì abbiano brigato i soliti francesi per mettere in difficoltà l’attuale esecutivo. Ma si sa, la politica italiana è refrattaria a difendere l’interesse nazionale. Preferisce a turno fare il gioco degli stranieri.
Intanto Conte studia cosa fare. Lunedì sarà in Turchia per vedere Erdogan, poi chiuderà la giornata al Cairo, dove incontrerà al Sisi.
La novità di ieri è che Haftar ha accettato il cessate il fuoco chiesta da Putin mercoledì a Istanbul. Una tregua a partire da oggi, domenica, già accolta da Serraj. È tuttavia trapelato che sarebbero morti anche alcuni soldati turchi; se confermato, sarebbe una plateale smentita delle assicurazioni fornite da Erdogan che la Turchia si sarebbe astenuta dagli scontri.
Intanto si preparano i dossier in vista della conferenza di Berlino, dove Angela Merkel vuol far sedere al tavolo tutti gli attori della crisi libica. La cancelliera è al lavoro per convincere Erdogan a non disertare il summit. E la Merkel non è certo una comparsa come quelle che si affannano in queste ore in cerca di una telecamera davanti a Montecitorio. Bene farebbero i Berlusconi, i Renzi, i Salvini e chi più ne ha più ne metta a smetterla di consolarsi pensando al curriculum di Di Maio e cercando di capire cosa voglia dire servire la nazione facendo quadrato intorno a un governo che legittimamente non amano. “Right or wrong, is our country”.
Suggerimento: studiare come funzionano i pesi massimi o – semplicemente – come funziona la politica estera. Quella vera. Alla vigilia della mezzanotte, anche Haftar si è allineato all’invito di Mosca. Chissà perché.