E’ avvolta dal mistero la morte di Giuseppe Catalano, giornalista in pensione, autore negli anni Settanta e Ottanta di importanti inchieste su fatti di cronaca, terrorismo e servizi segreti deviati. L’uomo, 77 anni, è stato trovato morto in una zona di campagna nel comune di Sant’Oreste, vicino Roma. Catalano, dopo aver imboccato un percorso tortuoso in località Rocca Secca, forse per il buio è finito con la sua macchina in una scarpata di 250 metri terminando la sua corsa contro una recinzione. Dopo l’urto, l’automobile è andata in fiamme, ma Giuseppe Catalano è riuscito ad aprire la portiera della sua Smart, bruciandosi le mani, e ad allontanarsi dal rogo. A quel punto ha risalito il sentiero per una cinquantina di metri, prima di accasciarsi al suolo ed essere ritrovato venerdì sera, poco prima delle 19, da un contadino.
GIUSEPPE CATALANO, GIORNALISTA TROVATO MORTO
Ma c’è un dettaglio inquietante e drammatico a definire la morte di Giuseppe Catalano. Quell’ultima telefonata prima di finire nello strapiombo. Come riportato da Il Messaggero, il giornalista ha chiesto aiuto: “Mi sono perso, puoi aiutarmi?”. Una chiamata fatta non ad un amico o ad un parente, bensì ad un quasi perfetto sconosciuto: l’antennista che il giorno prima era andato a casa sua per aggiustare la televisione. Si era ritrovato in tasca il suo numero di cellulare scritto su un bigliettino. Ed era anche l’unico contatto con il mondo esterno, visto che Catalano non aveva altri numeri registrati in rubrica. L’antennista, però, ha risposto al giornalista di non poterlo andare a prendere poiché si trovava fuori Roma. I carabinieri del Gruppo Ostia che indagano sul caso coordinati dalla procura di Tivoli, in attesa dell’esito dell’autopsia hanno sentito l’antennista e ascoltato i vicini di casa della vittima, che viveva da sola in zona Tomba di Nerone. Durante la perquisizione, gli inquirenti hanno trovato la casa in uno stato di abbandono. Ora resta il grande interrogativo: cosa ci faceva lì Giuseppe Catalano?