Processo da rifare per l’omicidio di Bruna Bovino, l’estetista uccisa il 12 dicembre 2013 nel centro estetico che gestiva a Mola di Bari. La Cassazione ha infatti annullato con rinvio la sentenza con cui nel novembre 2018 la Corte di Assise di Appello di Bari aveva assolto Antonio Colamonico, ribaltando la decisione di primo grado che lo aveva condannato a 25 anni di carcere e disponendo la scarcerazione dopo quattro anni e mezzo. L’ex amante della 29enne era stato arrestato infatti nell’aprile del 2014 con l’accusa di omicidio volontario e incendio doloso, appiccato secondo l’accusa per cancellare le prove del delitto che aveva compiuto. Il corpo della vittima fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico, tra brandelli di indumenti e sangue, dopo essere stata uccisa con oltre 20 colpi di forbici e strangolata. Nelle motivazioni con cui Antonio Colamonico era stato assolto, i giudici avevano evidenziato che nelle indagini era stata trascurata una pista, cioè quella dei capelli rossi appartenenti ad una donna tra le mani insanguinate della vittima, forse riconducibili al vero assassino.
OMICIDIO BRUNA BOVINO: CASSAZIONE ANNULLA ASSOLUZIONE ANTONIO COLAMONICO
Ma i giudici della Suprema Corte hanno accolto il ricorso della Procura generale di Bari e delle parti civili, i quali ritenevano che quei capelli fossero della vittima. Bruna Bovino, «già sanguinante, nell’afferrare le mani del suo aggressore che le cingevano il collo durante le fasi dello strozzamento» – è scritto nel ricorso – si sarebbe «strappata capelli rimasti involontariamente bloccati nella presa delle sue stesse mani». La mamma di Bruna Bovino, ospite oggi di Storie Italiane, si è detta soddisfatta della decisione della Cassazione: «Siamo contenti, la giustizia ha cominciato a correre per il verso giusto». Ezio Denti, consulente di parte, invece ha spiegato: «Ci sono molti dubbi. Quando sono entrato ho trovato diverse forbicine, sim sul divano, ciocche di capelli per terra. Inoltre, un alto elemento forte era la posizione del telefono di Antonio Colamonico: le celle telefoniche lo hanno localizzato in quella zona».