Sarà Giampiero Mughini il protagonista della prova di giornalismo che vedrà coinvolti i ragazzi de La pupa e il secchione e viceversa. Il noto scrittore e giornalista sottoporrà infatti i concorrenti a una sfida televisiva, che li vedrà calarsi nei panni dei cosiddetti “mezzibusti”. Giornalista e scrittore, di recente nell’occhio del ciclone a causa di un’accesa querelle con Alba Parietti, Mughini non ha mai nascosto il suo grande interesse per la lettura, un amore che non ama definire semplicemente bibliofilia: “la passione per i libri, l’amore sconfinato per i libri”, ha detto lui in una recente intervista a Che tempo che fa. Fondatore del Manifesto, penna del Reporter, Mughini ha iniziato la sua carriera giornalistica negli anni ’70, quando da Catania raggiunse Roma, senza sapere che per lui si sarebbero aperte le porte del mondo della televisione
GIAMPIERO MUGHINI: “BATTERE A MACCHINA? ERO TRA I PIÙ VELOCI D’EUROPA”
Della sua formazione da ragazzo, Giampiero Mughini ha parlato ampiamente a Vieni da me, il programma su Rai 1 condotto da Caterina Balivo: “ho imparato a battere a macchina in piedi, perché ero piccolo”, ha detto il noto giornalista ricordando soprattutto il suo amore sconfinato per le macchine da scrivere Olivetti. “Credo che fossi uno dei più veloci dall’intera Europa – ha aggiunto poco dopo lo scrittore – battevo con sei dita”; ma il suo talento, a quanto pare, non sembrava in alcun modo avere presa su suo padre. “Se lo sapeva? – ha ricordato Mughini nel corso dell’intervista – Non aveva bisogno che io gli dicessi chissà che. Una volta gli portai una pagella in cui il voto più basso era il sette e lui mi disse: come mai questo sette?”. Mughini ha ripercorso poi il suo arrivo a Roma nel 1970 e il primo articolo pubblicato da un noto giornale, grazie al quale riuscì a guadagnare le sue prime venticinquemila lire e concedersi un pasto completo.
“IL PRIMO ARTICOLO? AVEVO FAME E…”
Nel descrivere il suo arrivo a Roma, Giampiero Mughini ricorda un ragazzo “con seimila lire in tasca” che non aveva “dei salotti, delle famiglie e dei partiti che lo accogliessero”. “Molto presto – ricorda il giornalista – incontro un amico che mi conosceva e mi chiede di scrivere un articolo per un giornale molto vivo di quel tempo”: Mughini decide di accettare, in tasca ha solo le seimila lire che stanno per terminare: “Io scrivo l’articolo, lo consegno e l’articolo esce, e siccome non avevo di che mangiare sono andato lì, alla redazione, e ho detto ‘non è che per caso lo pagate quest’articolo’, mi dissero ‘certo’: venticinquemila lire”. È così che ha inizio la sua carriera, un precorso durante il quale non ha mai abbassato la testa: “Bianciardi dice che di solito il primo articolo te lo pagavano cinque mila lire, una paga da pitocco, io – ha spiegato Mughini – ho cominciato bene, e poi non solo ho cominciato bene, nel mio lavoro ho sempre contrattato il prezzo”.