Antonio Marra, padre di Nico, giovane morto a Positano nella notte fra il 31 marzo e il 1° aprile 2018, si è recato a “Vieni da Me”, da Caterina Balivo, per raccontare la tragedia che ha colpito la sua famiglia: “Mio figlio Nico decise di andare in discoteca con due sue amiche da Napoli a Positano. Io e la mia ex moglie quella sera eravamo inquieti, perché era una giornata di allerta meteo, tanto che non partirono neppure traghetti e aliscafi. Tuttavia, alle 2.20 di notte Nico inviò un messaggio al suo grandissimo amico Luca, a cui disse: ‘Peccato tu non ci sia, perché mi sto divertendo un mondo’. Alle 3.20, poi, è uscito dal locale in maniche di camicia, dettaglio inspiegabile nonostante la nottata fosse stata molto rigida a livello di temperature“. Poi cos’è successo? “Mia moglie nella notte mi ha svegliato per dire che non rispondeva al telefono. Lì ho iniziato a preoccuparmi e mi sono recato a Positano. Erano giunte le 6 di mattina, in discoteca non trovai nessuno, ma riuscii a rintracciare le due ragazze, che testimoniarono la sua uscita dal locale alle 3.20, senza dire loro dove andasse”.
ANTONIO MARRA, PADRE DI NICO: “FERMIAMO QUESTA STRAGE”
Antonio Marra ha poi proseguito il suo racconto: “Nella confusione di quel mattino, Nico aveva sbagliato a prendere il telefono, aveva preso quello non suo, appoggiato su un tavolino: ecco perché non rispondeva. Gli ospedali della zona non avevano notizie, così denunciammo la scomparsa ai carabinieri. In prima serata, giunse la notizia di un ragazzo che attraverso lo zio aveva trovato la camicia di Nico in un terreno fuori da Positano. Sul posto venne ritrovato anche il telefono ‘sbagliato’. L’indomani partirono le ricerche: sul posto giunsero inquirenti e vigili del fuoco. Io dicevo loro di incentrare le loro ricerche sul mare, perché a Nico non piacevano il buio, la pioggia, il cattivo tempo e coscientemente non si sarebbe mai avventurato sui monti”. Fino alla tragedia: “Purtroppo, fra le 12 e le 13 capii che non c’era più nulla da fare. Bloccarono la strada e due elicotteri cominciarono a volteggiare sullo stesso posto. Il pomeriggio del 2 aprile, infine, la notizia che non avrei mai voluto sentire: Nico era morto dopo un volo di alcune decine di metri“. Nelle ore successive, si scoprì che Nico, pur non bevendo abitualmente alcol, era ubriaco. Il papà: “Mio figlio non beveva, ma l’ha ucciso l’alcol. Fermiamo la strage”.